«Como sveglia, riprenditi il lungolago»

Paratie, Giulio Casati rilancia l’appello dopo il forum de La Provincia

«È un’emergenza, la nostra città è importante, il governo deve ascoltarci»

«Como fatti sentire e chiedi aiuto». Per Giulio Casati, fisico - “padre” del Centro Volta e dell’università comasca - è venuto il momento per Como di compiere uno scatto d’orgoglio e di pretendere che le ferite che da anni ci tormentano vengano affrontate e risolte.

A partire dal famigerato cantiere delle paratie che da otto anni ha sequestrato la passeggiata ai comaschi.

«Le paratie si vedono, sono diventate una angoscia, un simbolo – spiega il professore di fisica, docente all’Insubria, tra i protagonisti del forum organizzato da La Provincia sul lungolago – ogni cittadino passeggiando per il lungo lario sente di avere il diritto di rivedere il lago. Cercando di guardare in positivo questo ennesimo stallo può essere uno sprone per fare in modo che tutti, insieme, alziamo la voce e pretendiamo che questa ferita venga finalmente sanata. Se non ce la facciamo da soli occorre chiedere aiuto, alle alte sfere, a livello nazionale. I nostri referenti politici non sono più quelli di un tempo, anni prima avevamo personaggi di peso anche negli ambienti romani. Ma questa è ancora una città importante, devono ascoltarci, dobbiamo essere in grado di farci ascoltare».

La nostra Como agli occhi di Casati appare ancora una città bella e lussuosa, ma che soffre di mali diventati quasi incurabili. Già perché a fronte di tante energie positive in ambito culturale e sociale, ci sono problemi che sembrano destinati a non avere soluzione.

«Il male non è solo il lungo lago – argomenta Casati – certamente la Ticosa è un altro nodo eterno da sciogliere. Ed io credo sia centrale anche il capitolo università, anche se forse i cittadini lo notano meno. Si tratta di un tema che io ho molto a cuore: penso che per assicurare un futuro alla città la presenza di un insediamento universitario sia fondamentale. Non per avere un laboratorio di fisica, o un corso in più di chimica, per avere una scrivania o per seguire una lezione un comasco può andare senza problemi a Milano Bovisa. Non è per il servizio, figurarsi, di questi tempi gli studenti sono pronti a partire per la Cina o per l’America. Ma il campus è necessario per innovare l’economia, la ricerca serve a rilanciare le imprese sul territorio, fare università significa portare promettenti giovani in una città che invecchia e che presto non avrà neppure più l’età anagrafica per pensare al domani».

© RIPRODUZIONE RISERVATA