Comodepur, maxi causa al Comune
«Deve pagare 13 milioni per l’impianto»

La società che gestisce il depuratore di viale Innocenzo si rivolge al giudice - Chiede che venga riscattato sulla base della convenzione stipulata con Palazzo Cernezzi

La richiesta è di quelle che, anche volendo, non possono essere ignorate. Perché è formalizzata in un atto di citazione recapitato a Palazzo Cernezzi nei giorni scorsi. Né si può liquidare con una semplice alzata di spalle, dato l’importo in questione: 13 milioni di euro. È quanto ComoDepur chiede al Comune di Como per il riscatto dell’impianto di depurazione di viale Innocenzo.

Per capire le ragioni di questo passo, foriero di conseguenze la cui portata al momento non è di facile lettura, bisogna far mente locale alla riorganizzazione in atto nel settore acqua, inteso nell’interezza del ciclo: captazione, distribuzione, collettamento fognario e depurazione.

Tutti processi che, dal 1 gennaio di quest’anno, sono in capo a Como Acqua, la neocostituita società che opera in ambito provinciale e che sta subentrando nella gestione come nella proprietà di pozzi, reti e impianti sparsi in tutta la provincia.

Ma mentre nulla osta al trasferimento della gestione del depuratore (avrebbe dovuto avvenire il 1 marzo, è stata rinviata di un mese, al 1 aprile), la questione legata alla proprietà è più complessa. Il passaggio su ComoDepur, che opera dal 1974, è delicato, perché il consorzio è partecipato del Comune di Como, che detiene il 30% circa delle quote. Ebbene, in virtù di una convenzione a suo tempo stipulata tra società ed ente locale, questi dovrebbe riscattare l’impianto nel momento in cui la prima dovesse cedere la gestione degli impianti.

Secondo ComoDepur, presieduta dall’avvocato Alberto Grandi, è tuttora vigente quella convenzione che obbliga il Comune al riscatto. E ne chiede pertanto l’applicazione. La pensa diversamente Palazzo Cernezzi, che finora non ha accolto le richieste provenienti dalla società di viale Innocenzo, sostenendo che la convenzione è scaduta e che pertanto la proprietà degli impianti debba essere trasferita direttamente a Como Acqua.

Una resistenza che ha costretto ComoDepur ad adire le vie legali, e a citare in giudizio l’amministrazione comunale. Non sono bruscolini quelli che la società chiede al Comune: 13 milioni di euro, sulla base di una propria valutazione.

Tutte richieste che saranno sottoposte al giudizio terzo e imparziale di un giudice, di fronte al quale il Comune dovrà costituirsi in giudizio e presentare le proprie controdeduzioni. La questione compete alle società partecipate, una delega che fa capo all’assessore Adriano Caldara, che ha girato la pratica all’ufficio legale.

Siamo solo agli inizi di un contenzioso destinato a trascinarsi ancora per mesi. Sempre che non si trovi un accordo che eviti alle due parti di comparire in tribunale per far valere le proprie ragioni.

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