Dal barcone al palco del Teatro Sociale
Storie di migranti e di accoglienza

“Sconfinati destini” stasera alle 21 porta in scena le vite dei richiedenti asilo. Musica, recitazione e la partecipazione di Sulutumana, Cécile Ensemble, TeatroGruppoPopolare

Appena ha visto il barcone con cui, dalla Libia, avrebbe dovuto raggiungere le coste italiane, Fofana Abdoulaye ha subito pensato: «Lì, non ci salirò mai, gli accordi erano diversi».

«Un ragazzo senegalese – racconta oggi– ha detto ai libici di tenersi pure i soldi, ma non avrebbe rischiato la vita. Lo stesso volevo fare io, ma loro gli hanno sparato ai piedi come avvertimento per tutti noi: il prossimo sarebbe tornato indietro morto».

A quel punto, il trentunenne ivoriano non ha avuto alternative, e dopo essere scappato per ben due volte dal suo paese per motivi politici ed essere stato in Guinea, Niger, Mali e Libia, dove ha vissuto la terribile esperienza del campo di lavoro, a maggio di due anni fa è sbarcato sulle coste italiane. Ora, Fofana ha ottenuto la protezione internazionale e si è iscritto al portale comasco di “Refugees Welcome”, desideroso di continuare a costruirsi il futuro in quella che, per lui, dice con il sorriso, è una seconda casa.

La sua storia, insieme a quella di altri sette richiedenti asilo del territorio, sarà la protagonista di una preziosa serata di note e teatro: stasera alle 21, al Teatro Sociale di Como, l’associazione Kibarè organizza di “Sconfinati destini – storie di vite in cammino”, spettacolo portato in scena da Sulutumana, Cécile Ensemble e TeatrogruppoPopolare di Giuseppe Adduci. Un viaggio musicale in cui, al centro, prendendosi anche in giro, ci saranno i racconti dei ragazzi, conditi da momenti intensi di autoironia e delicata leggerezza.

Un altro protagonista sarà Mayuka Tofik, 20 anni, che porta sulla gamba la cicatrice di violenze subite dalla polizia etiope, segno tangibile di un’odissea cominciata con le persecuzioni del governo verso l’etnia oromo. Saluta, infatti, incrociando le braccia sopra la testa, un gesto reso famoso dall’atleta Feyisa Lilesa e visto a Como la scorsa estate: «Ancora oggi, lo Stato non ha risposto circa gli arresti, le torture e le persone uccise – sottolinea – Nelle proteste, ho perso alcuni cari amici. La mia famiglia aveva da parte un po’ di soldi e quindi sono uscito dal paese». Così, a febbraio dello scorso anno, sotto falso nome ha raggiunto il Sudan e poi il Cairo. Dopo una rapina subita in Egitto, è arrivato in Italia a bordo di una barca, con il biglietto pagato dal fratello residente negli Stati Uniti: «Prima Calabria, poi Senigallia e Como. Non ho mai provato a passare la frontiera: sono rimasto al campo della Croce rossa per tre mesi e ho chiesto asilo. Ora sono a Cantù col progetto Itaca».

Fadiga Daoud, ivoriano, è invece minorenne e ospite di una famiglia nel Comasco. Porta con sé i segni e il ricordo, terribile, di una pallottola rimediata in Libia. Sbarcato a Lampedusa, ha raggiunto Como (dov’è stato operato), con l’obiettivo di andare in Germania: «Ora sto studiando italiano – spiega – mi piace stare qui. Agitato per domenica? Sì, un pochino. Ma sono felice».

Lo spettacolo è inserito nell’ambito del progetto Connessioni contro corrente, con il contributo di Fondazione Cariplo. Sarà un momento per riflettere attorno a un’idea di umanità in cui sconfinati sono i destini di chi, costretto a fuggire dalla propria terra, cerca un riscatto e rivendica un’esistenza degna d’essere vissuta.

I proventi della serata saranno devoluti alla ricostruzione di una scuola primaria a Nonghin, periferia della capitale Ouagadougou in Burkina Faso. Il costo per platea e palchi è di 20 euro, per le gallerie è invece 10.

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