Ecco il vero volto di Alessandro Volta

Presentata all’Università di Pavia la ricostruzione del viso dello scienziato comasco. Usato uno scanner 3D sul calco in gesso del cranio

Un privilegio, ma anche un’esperienza di assoluta meraviglia e insieme di imbarazzo per la sensazione di violare, guardandolo in volto, l’intimità di un mito.

Il viso di Alessandro Volta è stato ricostruito in dimensione tridimensionale, con rigore scientifico dai tecnici del Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’Università di Milano e ora appare umano e reale come più non sarebbe possibile, almeno fino ad oggi.

Alessandro Volta ha svelato il suo vero, o almeno verosimile, viso ieri sera al Museo per la Storia dell’Università a Pavia, in una presentazione pubblica, con il sostegno di GP Battery Experts, che lo ha mostrato rinato ai nostri sguardi in una stupefacente ed inedita versione tridimensionale ottenuta attraverso una serie di interventi successivi. Punto di partenza il calco in gesso del suo cranio realizzato in occasione dell’esumazione che permise di studiare le spoglie dello scienziato a Cesare Lombroso e poi riposte definitivamente nel 1875 nella tomba di Camnago Volta. Il calco è ancora conservato nel Museo per la Storia dell’Università di Pavia, dove Volta insegnò dal 1778, e le sue dimensioni ragguardevoli hanno suscitato lo stupore dei tecnici oggi così come suscitarono quello di Lombroso.

Il percorso dal cranio al volto è descritto dalla professoressa Lidia Falomo, direttore del Museo, che mostrando la stampa 3D del calco ha elencato le diverse fasi che hanno portato a due versioni di Alessandro Volta, una lo ritrae a 45 anni e una a 75, lasciata “al grezzo” delle colle siliconiche prima della rifinitura con i colori. La ricostruzione è parte del progetto sostenuto dalla Regione Lombardia per la condivisione del patrimonio museale attraverso fruizioni accessibili alle persone con disabilità sensoriali. Significa che le persone ipovedenti potranno conoscere il viso di Volta toccandolo.

Chi ha lavorato alla ricostruzione non ha voluto confrontarsi con i numerosi dipinti né leggere i testi che raccontano le fattezze dello scienziato, per non condizionare il risultato finale basato solo sull’architettura ossea sottostante, rilievi e proporzioni come avviene nelle ricostruzioni in medicina legale.

«Le ricostruzioni forensi – ha spiegato il professor Paolo Mazzarello, presidente del Sistema Museale di Ateneo – sono una procedura utilizzata come elemento di supporto per l’identificazione delle persone, ma nel riconoscimento di un volto è connessa anche una sequenza di elementi imponderabili come un particolare atteggiamento, un’espressione, la luce degli occhi che rimangono impressi nella memoria con maggiore forza del ricordo dei lineamenti». Così, guardando il volto di Alessandro Volta, ne immaginiamo i movimenti, il sorriso.

In uno dei libri scritti dal professor Paolo Mazzarello “Il professore e la cantante. La grande storia d’amore di Alessandro Volta” per Bollati Boringhieri si rivela il carattere estroverso dello scienziato in grado nel corso delle sue brillanti lezioni a Pavia di catalizzare così tanti studenti che dovettero predisporre per lui un’aula adeguatamente ampia. Era persona capace di animare i salotti: «È un bell’uomo e durante una cena in casa mia nella quale facemmo baldoria fin verso l’una ho notato che si intende molto di elettricità delle ragazze» scrisse di lui lo scienziato tedesco Lichtenberg. «Il primo impatto mi ha lasciato perplesso – commenta il professor Paolo Mazzarello che per ricerche e studi è “vicino” all’umanità dello scienziato – poi riconsiderato quello che sapevo di lui e rivedendo le stampe e i dipinti ho concluso che sì, è davvero simile a come lo immaginavo, lo riconosco».

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