Galli: «Cinque anni di nulla
Non c’è stata lealtà»

Bordate contro il sindaco e la giunta: «Nessuna visione e sulle cose da fare solo promesse»

Como

Zero risultati e troppe bordate partite dal “fuoco amico”. Ecco le principali motivazioni per cui l’assessore Marco Galli ha deciso - sorprendendo tutti quanti - di rassegnare le proprie dimissioni.

Galli, ieri mattina a Palazzo Cernezzi, ha spiegato alla stampa i motivi delle sue dimissioni annunciate la sera prima al consiglio comunale. «Sono troppo deluso e irrequieto – ha detto Galli – per proseguire serenamente. Non ho più gli stimoli necessari per continuare insieme al sindaco Mario Landriscina e ai colleghi assessori. Sono consapevole degli ostacoli incontrati, ma non basta presenziare alle manifestazioni e concedere dei patrocini. Agli oggettivi impedimenti burocratici si sono sommati, per tre anni abbondanti, anche una visione zero ed un interesse alquanto parziale da parte di chi, invece, avrebbe dovuto contribuire concretamente».

Dopo cinque anni, il nulla

Nel suo intervento Galli non attribuisce colpe all’assessore ai lavori pubblici Pierangelo Gervasoni, non se la prende nemmeno con i dirigenti e i tecnici, seppure qualcuno si limita - a suo dire - a mettere i bastoni tra le ruote. C’è però una parte politica, mai citata espressamente, che Galli indica come responsabile.

«Non mi sono mai tirato indietro – ha spiegato sempre l’assessore dimissionario – lavorando con dedizione e incassando anche colpi duri su inadempimenti che, oggettivamente, non possono essere imputati a me. Dalla chiusura della piscina di Muggiò alla procrastinata bonifica della Ticosa. Non ho però alcuna intenzione di soprassedere sullo sport. Ho chiesto molte volte di riqualificare gli impianti avendo incassato i finanziamenti e la risposta è sempre stata la medesima, di stare tranquillo perché entro il mandato tutto sarebbe stato realizzato. Invece oggi siamo ancora alla fase progettuale».

Vent’anni per rifare il palazzetto di Muggiò, cinque per un campo da calcio, due per sostituire una caldaia al campo Coni, l’elenco dei fallimenti è lungo. Colpa anche - ammette - di una sua ingenuità iniziale, nella speranza che almeno la riqualificazione dei giardini a lago adesso vada in porto.

Galli poi punta il dito direttamente contro il sindaco Landriscina: «Ha perso l’occasione di avere un uomo che non si fa tirare la giacchetta dai partiti».

«Ho preteso troppo?» si domanda, ancora, l’assessore che ha deciso di andarsene sbattendo la porta. «In cinque anni bisognava dare il massimo. Quel che è certo è che ho esaurito la pazienza. Qualche bell’ostacolo è stato messo su progetti a cui mi dedicavo e questo non è un torto a me, ma ai cittadini e quindi è giunto il momento di dare un segnale forte. Non sono più disposto ad assumermi la responsabilità dell’inerzia altrui».

Critiche alla lista civica

Una stoccata va anche alla sua civica che ha sostenuto Landriscina, di cui lui ha fatto parte, perché in questi quattro anni e mezzo si sono visti troppi cambi di casacca: «Speravo meglio – ha sottolineato ancora Galli – ma i malumori sono nati fin da subito. La defezione prima del capogruppo Sergio de Santis (passato a Fratelli d’Italia) poi di Davide Gervasoni (entrato in Forza Italia), avrebbero dovuto far suonare un campanello d’allarme. L’associazione poi costituita doveva portare a incontri, ascolto, dialogo. Nulla di tutto questo si è davvero realizzato».

Le dimissioni, già depositate, sono irrevocabili. Marco Galli ora torna a fare il cittadino, ma non esclude categoricamente l’idea di un impegno alla prossima tornata elettorale.
S.Bac.

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