Gli ausiliari della sosta
che non multavano mai
Il giudice: giusto licenziarli

Due dipendenti erano stati allontanati dopo l’indagine penale su un loro collega. L’accusa, quella di favorire personale e clienti del ristorante Il Vecchio Borgo di piazza Matteotti a Como

Il tribunale civile di Como ha respinto due ricorsi presentati da altrettanti ausiliari della sosta licenziati in tronco da Csu al seguito dell’inchiesta che aveva condotto, lo scorso luglio, alla condanna di un terzo loro collega che accusato del reato di corruzione aveva patteggiato un anno e 10 mesi assieme a un cameriere del ristorante “ Vecchio Borgo” di piazza Matteotti.

Il licenziamento dei due ausiliari - che a differenza del collega non affrontarono mai un processo penale, non avendo la Procura raccolto le prove che sarebbero servite a sostenere l’accusa in aula - fu comunque conseguenza degli accertamenti svolti durante l’indagine dalla polizia locale. Dopo la citazione a giudizio Csu - per il tramite del suo avvocato Fabio Ansideri - ebbe accesso agli atti dell’inchiesta scoprendo una serie di violazioni ulteriori, commesse da quei suoi dipendenti.

Gli “amici” del ristorante

La storia è più o meno la stessa: con il ristorante all’angolo tra piazza Matteotti e Largo Leopardi doveva esserci una sorta di accordo. Gli ausiliari che effettuavano i controlli sulle auto posteggiate lì accanto - che spesso appartenevano non solo ai clienti ma anche al personale del locale - entravano al ristorante segnalando la propria presenza per consentire a chi fosse in contravvenzione di rimediare, anche solo con una monetina da venti centesimi. In cambio l’ausiliario veniva compensato con un pasto gratuito mentre non fu mai provato che pasti gratuiti fossero stati concessi anche agli altri due.

Inadempienze gravi

Csu optò comunque per il licenziamento, ritenendo gravi le loro inadempienze e ritenendo di dover così tutelare sia la trasparenza del rapporto con gli utenti della strada sia la reputazione degli altri ausiliari, che agivano con correttezza.

Il ricorso dei due licenziati (assistiti dagli avvocati Luca Guaglione e Gianmaria Monico) poggiava da un lato sulla presunta occasionalità degli episodi - tutti risalenti a un periodo compreso tra i mesi di gennaio e luglio del 2019 - dall’altro sull’asserito minimo danno economico. Non è bastato. Scrive il giudice Gian Luca Ortore. «È del tutto logico ritenere che i dipendenti che non pagavano la sosta, lo facevano confidando di essere informati prima del possibile controllo. Non si è quindi trattato di una casuale e occasionale negligenza (...) punibile con la sola sanzione conservativa della multa (...) ma di una condotta abituale, preordinata a tutelare i dipendenti del ristorante, rendendoli edotti della sua presenza al parcheggio, prima di iniziare il controllo. Appare irrilevante che Csu abbia poi escluso, come causa del licenziamento, anche l’esistenza di una materiale contropartita per il ricorrente (la possibilità di consumare gratuitamente i pasti), perché quel che rileva, per la legittimità del licenziamento, è la lesione del vincolo fiduciario - determinata dall’aver anteposto l’interesse di terzi a quello del datore di lavoro, a prescindere dall’esistenza o meno di un’utilità personale per il lavoratore - che lo rende inaffidabile, tale cioé da non consentire di ritenerlo in grado di assolvere adeguatamente ai propri doveri».

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