Hafthor, 16 anni, eritreo
Con un sogno: «Studiare»

Racconta che vuole andare in Svizzera per frequentare la scuola e avere una vita migliore

A 16 anni, da solo, deciso ad andare in Svizzera. «To go to school». Così fuori dalla mensa, nel porticato di Sant’Eusebio, risponde Hafthor, appuntando il suo difficile nome sul taccuino. Arriva dall’Eritrea, ha 16 anni, l’età della netta maggioranza delle persone che a centinaia sono assiepate in fila in attesa di un pasto caldo. Fa capire che ha lasciato la famiglia in Africa, è partito da solo per scappare dalla guerra. «No freedom, just fight».

Ha il volto segnato, abbassa lo sguardo, ma poi lo rialza sorridente avvicinando le dita alla bocca fingendo di fumare una sigaretta. Aperto il pacchetto un gruppo di ragazzi alti e spallati abbandona subito il calcetto, offerto dalla parrocchia per un po’ di svago. «Switzerland, Switzerland». Vogliono tutti superare Chiasso, risalire l’Europa, dal Brennero e da Ventimiglia non si passa, ci proveranno una di queste notti, nascondendosi sul convoglio di un treno o usando gli stessi sentieri che nel secolo scorso battevano i contrabbandieri. I ragazzi con cui cerco di parlare arrivano dall’Etiopia, non conoscono l’inglese se non per qualche vocabolo, niente francese, la loro lingua è il tigrino. «Zurich, I go to Zurich» ripete di continuo Merhawit Biala, una ragazza bella e solare seduta su una panchina sistemata accanto alle prese della corrente elettrica, sono completamente occupate da decine di caricatori per telefonini, anche quelli fanno la fila. «My brother live in Zurich».

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