Il bar dà il resto in caramelle
Protesta il prof dell’Insubria

Raccolta firme tra studenti e docenti contro i gestori

Sotto accusa gli orari ridotti e la qualità. Il rettore vicario: «Insoddisfatti»

Panini poco farciti, piatti da prenotare in anticipo, in un bar che chiude alle due e mezza invece delle cinque e dà il resto in caramelle. Per questi e altri motivi gli studenti dell’Insubria hanno lanciato una raccolta firme per chiedere al bar universitario del chiostro di Sant’Abbondio di migliorare i suoi servizi. Hanno sottoscritto anche docenti e autorità accademiche.

La petizione ha già raccolto più di 250 firme in quattro giorni: «Studenti, docenti e personale tecnico - si legge nella richiesta indirizzata all’attenzione del rettore - hanno riscontrato gravi carenze nel bar del chiostro gestito dalla società concessionaria messa sotto contratto dall’ateneo. In particolare si segnala il costante mancato rispetto degli orari, il servizio chiude tra le 14.30 e le 15 quando invece dovrebbe rimanere aperto fino alle 17. Le vivande sono scarse per varietà, quantità e qualità, i panini non abbastanza farciti. Il gestore chiede indebitamente di prenotare in anticipo il pranzo e ai clienti propone spesso il resto non in moneta, ma in merce, ad esempio in caramelle». E dire che gli universitari hanno lottato tanto per avere un bar aperto in Sant’Abbondio. Nel luglio 2014 il servizio era cessato, il bando di gara scaduto dopo tre gestioni, sempre interrotte e poco felici. A maggio dell’anno successivo il bar ha riaperto per la gioia degli studenti. La luna di miele però sembra essere durata poco. Avere un bar significa poter bere un buon caffè, sedersi ai tavolini, non fare troppa strada per un panino, un chiosco funzionante è anche un presidio quando l’università è poco frequentata. È vero che l’Insubria non ha una mensa, nemmeno un refettorio e nei dintorni di Sant’Abbondio non ci sono molti bar o ristoratori, è molto più servita la zona del polo scientifico, via Valleggio. Così la maggioranza dei ragazzi e delle ragazze porta il pasto da casa, alcuni docenti invece preferiscono fare un chilometro a piedi e andare in centro città.

«È vero, non siamo soddisfatti - dice anche Giuseppe Colangelo, il rettore vicario - soprattutto perché il bar chiude troppo presto, quando sono ancora in corso lezioni ed esami. Ascolteremo gli studenti e chiederemo ai gestori di migliorare questi aspetti».

La ditta in questione si chiama Ge.Bar, serve anche scuole e università milanesi, il Berchet e la Cattolica, anche l’ospedale Humanitas di Rozzano. Già sabato abbiamo cercato di contattare l’azienda, anche via mail, ieri abbiamo parlato con le segreterie senza però ottenere una risposta dai responsabili.

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