Il Conservatorio lancia un Sos
«Rischiamo di chiudere»

Insegnanti quasi tutti precari, pochi fondi: «Senza Comune e Provincia non ce la faremmo»

Il Conservatorio rischia di chiudere, i musicisti sono pronti a scendere in piazza.

Il 13 febbraio il Conservatorio Verdi di Como ha indetto una giornata di protesta-proposta a base di musica, dalle 14.30 ci sarà un gran concerto nel salone dell’organo, poi una tavola rotonda e nella stessa giornata alle 17 arriverà in città il jazzista Gino Manusardi, uno dei pianisti e compositori più stimati d’Italia.

«Non sappiamo che ne sarà dei Conservatori - spiega Carlo Balzaretti, direttore del Verdi di Como - da anni abbiamo bisogno di una riforma, ma lo Stato non sembra essere interessato alla secolare storia della musica. Tutto inizia con la riforma del tre più due, anche noi abbiamo dovuto come tutte le università organizzare un triennio dopo la maturità e un biennio successivo. Ma incasellare così l’insegnamento della musica è impossibile, prima avevamo dei corsi decennali, gli strumenti bisogna iniziare a suonarli già in tenera età».

Così sono stati inventati i corsi pre-accademici, poi sono nati i licei musicali, spesso concorrenti e insufficienti, a Como il Teresa Ciceri ha una sola classe a numero chiuso.

Con una schiera di maestri ormai vecchietti il sistema si regge su un folto gruppo di docenti con contratti precari. «I trasferimenti sono sempre più ridotti – denuncia il direttore – a Como grazie a una politica oculata abbiamo i conti in ordine, ma senza il supporto della Provincia e gli spazi gentilmente offerti dal Comune saremmo costretti a chiudere. Le iscrizioni hanno quote molto basse, in base all’Isee partono da 700 euro annui e non superano mai, a qualsiasi condizione, i 1500».

Il Conservatorio Verdi ha un bacino di circa 500 utenti.

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