La bimba simbolo dei senza lago
Stessa recinzione, sei anni dopo

Fotografata nel 2011, Erica è la testimonial di una generazione

Ora è tornata sul lungolago, con un lucchetto. E l’immagine parla da sola

Sei anni dopo ha voluto la foto nello stesso punto e nella medesima posizione: di spalle con le braccia tese sulla grata che divide la città del lago.

Le due immagini possono entrare a pieno titolo in quelle che si definiscono “simbolo di una generazione”. Quella dei bambini di Como che non hanno mai visto il lago senza che davanti ai loro occhi vi fosse una grata metallica o una palizzata di legno.

Erica è la testimonial di questa generazione. Si fece immortalare sei anni fa, nel 2011, l’anno in cui, beffa delle beffe, secondo il programma, sarebbero dovuti terminare i lavori delle paratie.

Allora Erica frequentava la scuola dell’infanzia. Sembra sia rimasta sempre lì con le sue braccia da bambina attaccate alla rete quasi che volesse strapparla per godersi finalmente la visione del suo lago. Invece per fortuna, la bambina ha vissuto la sua vita. Ora è cresciuta e frequenta la scuola primaria.

Solo il lungolago è rimasto sempre lì, immobile e uguale, salvo l’intervento caritatevole di qualche privato. Fermo come la politica di questi anni. Non solo gli ultimi sei , anche quelli precedenti.

Le due immagini che pubblichiamo qui sopra sono una condanna senza appello al ceto politico che ha creato il problema del cantiere e a quello che non è riuscito a risolverlo. Erica, che vuole rivedere il lago e dice dopo avere attaccato il lucchetto “sono stufa di queste cose brutte”, è l’emblema della sua generazione, dei bambini che sono venuti al mondo negli ultimi nove anni e, nei loro freschi ricordi, hanno soltanto l’immagine del lago occultata delle orribili grate e dalle palizzate.

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