La Caritas lascia, chiude il dormitorio
«Un anno di nulla. E ora tanti in strada»

Da domani la Caritas lascia via Sirtori - La politica mette sotto accusa il Comune che non ha trovato una soluzione: «Basta, si facciano da parte». Critiche anche da FdI

Como

È passato un anno da quando il consiglio comunale ha detto sì a un nuovo dormitorio. Ma l’amministrazione non ha trovato soluzioni e da domani gli ospiti di via Sirtori saranno senza un tetto, visto che gli spazi della Caritas chiuderanno come ampiamente annunciato.

«Come prospettato, siamo in emergenza – dice Matteo Ferretti, capogruppo di Fratelli d’Italia (gruppo di maggioranza, ma su questo punto molto critico nei confronti della giunta) – Chiusi i dormitori invernali, resta la necessità di trovare una soluzione. In difesa della dignità umana e poi anche per il decoro della città. Il vescovo e altri enti come l’Asst Lariana hanno dato la disponibilità a fare la loro parte, il sindaco faccia la sua ora che bisogna tirare le fila. Qualsiasi sia la sensibilità politica il nodo è evidente e non può essere sottovalutato. Basta con i tira e molla». Per Ferretti l’immobile offerto dall’Asst in via Cadorna potrebbe essere una soluzione.

Il Pd suggerisce di trovare almeno un altro posto per il tendone di via Sirtori, magari al San Martino oppure in Sant’Abbondio. «Sempre se davvero c’è la volontà di risolvere questa ferita – dice Patrizia Lissi, consigliere dei democratici – perché inizio a pensare che in realtà questa amministrazione leghista non voglio dare accoglienza agli ultimi, ma anzi preferisca alimentare la rabbia e lo scontro». «Dopo tre anni di amministrazione e ad oltre un anno dalla mozione pro dormitorio – dice il consigliere di Svolta Civica Vittorio Nessi – ancora niente. Il sindaco pare sotto scacco della Lega che pone un veto sulla pelle dei più deboli».

Critiche e attacchi all’operato della giunta anche da altri gruppi di opposizione. «La degenerazione del bivacco a San Francesco è un atto di accusa nei confronti di chi avrebbe il compito di farsi carico delle persone più in difficoltà – dice il capogruppo di Civitas Bruno Magatti - il lockdown ha offerto condizioni ideali per individuare percorsi mirati. Invece nulla. Hanno 845mila euro per l’inclusione, portati a Como da chi li ha preceduti, tutti ancora da spendere: peggio di così è impossibile. Si facciano da parte».

Il consigliere del gruppo misto Ada Mantovani si è a lungo spesa sul tema del dormitorio: «In questo periodo di emergenza sanitaria l’amministrazione è intervenuta con una soluzione temporanea allestendo nuovi spazi – dice Mantovani - e prolungando i servizi già esistenti. Le soluzioni quindi si possono trovare. Purtroppo però nulla è stato pensato per i mesi a venire. L’impressione è che non ci sia una concreta volontà. Le risorse economiche per la gestione di un nuovo dormitorio, così come per dare risposta adeguata alla fascia di cittadini maggiormente colpita dall’emergenza sanitaria, ci sono. Mettiamole in campo, diamo concretezza agli impegni assunti. Ci sia una presa di posizione diretta da parte dell’assessore alle politiche sociali, Angela Corengia, allo stato attuale incomprensibilmente assente».n Da domani decine di persone si ritroveranno sulla strada, potranno solo cercare rifugio in qualche immobile abbandonato o ai portici di San Francesco. 

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