La giunta Lucini
diffida Landriscina

Il Comune non rimborsa le spese legali sostenute dai membri della vecchia giunta. Dovettero difendersi davanti alla Corte dei conti: «Un mese per liquidarci o si va in Procura»

«Una scorrettezza senza fine… Nemmeno una telefonata, rien de rien», niente di niente, assicura l’avvocato Marcello Iantorno impastando un po’ di francese alla sua inconfondibile cadenza cosentina.

La questione è quella del mancato rimborso delle spese legali sostenute di fronte alla Corte dei Conti da lui e dai suoi colleghi di giunta della passata amministrazione, i quali, lo ricordiamo, erano stati accusati (con gli ingegneri Antonio Ferro e Antonio Viola) di avere cagionato alle casse del palazzo un danno erariale di circa tre milioni di euro, il corrispettivo della somma liquidata in conseguenza dell’accordo bonario raggiunto con l’impresa Sacaim per le paratie nell’anno 2012.

Presentarsi a Milano assistiti da un proprio avvocato per difendersi e replicare alle contestazioni della magistratura contabile - salvo poi uscirne “puliti”, visto che l’indagine fu archiviata - costò a tutti un po’, il corrispettivo, euro più euro meno, di 50mila euro, che Iantorno e colleghi (l’allora sindaco Mario Lucini, la sua vice Silvia Magni, quindi Luigi Cavadini, Bruno Magatti, Gisella Introzzi, Lorenzo Spallino e Daniela Gerosa) anticiparono di tasca loro.

Quando nel marzo del 2017 la Procura contabile notificò il provvedimento di archiviazione, Iantorno raccolse un mazzo di fatture così e lo spedì a Palazzo chiedendo di essere rimborsato, lui e gli altri, in ossequio ai dettami del Testo unico degli enti locali che contempla il risarcimento delle spese nei casi in cui i procedimenti si concludano «con sentenza di assoluzione o di emanazione di un provvedimento di archiviazione». Tanto più che, ricordano sempre gli ex assessori, questa tipologia di rischio è coperta da una polizza che il Municipio stipula da anni a tutela degli amministratori (ne beneficiarono anche le giunte Bruni) e che, pertanto, la liquidazione di quei 50mila euro non comporterebbe alcun esborso diretto da parte dell’ente, o di noi contribuenti. Quindi? «Quindi un bel niente, se non un anno di inerzia e di silenzio incomprensibili», commenta l’avvocato Iantorno, un silenzio interrotto soltanto dai solleciti degli ex, che non hanno mai avuto risposta, «non dall’ufficio legale, non dal segretario generale, non dal ragioniere capo. Tutti zitti».

Il risultato è che ieri mattina gli ex componenti della giunta Lucini hanno fatto recapitare in Comune una diffida, intimando al sindaco attuale Mario Landriscina (e a tutti gli altri funzionari e addetti che in questi mesi avrebbero taciuto) la liquidazione delle spese nel termine massimo di trenta giorni, pena una denuncia per omissione d’atti d’ufficio.

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