La solita truffa: «Suo nipote è nei guai». Ma questa volta finiscono condannati

La sentenza Nel 2017 si fecero consegnare da un pensionato di Borghi denaro e preziosi - Furono individuati dalla polizia. Ieri la sentenza: dieci mesi ciascuno e mille euro di multa

La vittima all’epoca dei fatti aveva 91 anni e abitava in zona Como Borghi. Il 27 settembre del 2017 ricevette la classica telefonata del finto avvocato, che chiedeva soldi per assistere il nipote che in un incidente automobilistico a Milano aveva travolto una serie di pedoni. Ovviamente, pochi secondo dopo la telefonata, alla porta si presentarono due presunti colleghi di studio dell’avvocato che si fecero consegnare per la “causa” penale 120 euro in contanti, il bancomat con il pin, la fede nuziale ricordo della moglie defunta e tre orologi di pregio, uno d’oro. Si trattava, ovviamente e l’avrete già capito, della solita truffa che mette nel mirino persone anziane giocando con i loro sentimenti e le loro paure, uno dei reati più antipatici di cui ci tocca scrivere con discreta frequenza.

Il pensionato - che aveva 91 anni - cedette bancomat e pin

Questa volta però l’epilogo fu diverso da tanti altri racconti fatti in questi anni. Perché i tre presunti truffatori furono individuati dagli uomini della squadra Mobile – subito allertati dal figlio dell’anziano che di corsa rientrò da Milano – e poi indagati dalla procura di Como. E ieri mattina, al termine del processo che si è tenuto di fronte al giudice monocratico Alessandra Mariconti, i sospettati sono stati anche condannati a 10 mesi di pena con mille euro di multa. Si tratta di tre napoletani, Edoardo Cannavacciuolo (37 anni), Salvatore Del Prete (28 anni) e Mario Gallo, 32 anni, che sono stati assistiti dagli avvocati Fabrizio Maldini e Domenico Raschellà.

La svolta delle indagini arrivò principalmente dai tabulati telefonici, che partirono da quella telefonata che l’anziano novantunenne di Como Borghi aveva ricevuto. L’uomo, che viveva con una badante ma che nel momento del raggiro era da solo, ricevette una chiamata da parte del finto avvocato che riferiva di un incidente con protagonista il figlio che in auto aveva travolto in quel di Milano una serie di pedoni. Per questo motivo, insomma, il legale avrebbe mandato dei collaboratori a raccogliere soldi per poter essere pagato del lavoro che stava facendo. I truffatori, dunque, ben conoscevano le abitudini del novantunenne, sapevano che era da solo in casa in quel momento e sapevano anche il figlio effettivamente si trovava a Milano.

I truffatori conoscevano molto bene le abitudini della vittima

Ovviamente come detto, subito dopo la telefonata alla porta si presentò un signore «sui quarant’anni – raccontò il vecchietto alla polizia – di carnagione chiara, capelli corti, lisci e scuri e barba incolta, italiano e primo di inflessioni dialettali, vestito in modo distinto». Il truffatore, accompagnato da un complice, si fece consegnare 120 euro, il bancomat, la fede nuziale ricordo della moglie e tre orologi di valore, uno d’oro. Le indagini però questa volta hanno avuto un buon esito, risalendo non solo ai nomi – ieri condannati – ma anche ai presunti ruoli nella truffa: Cannavacciuolo sarebbe stato l’uomo della telefonata all’anziano, mentre Del Prete e Gallo si sarebbero presentati poco dopo, vestiti in modo distinto e fingendosi collaboratori dell’avvocato, nell’appartamento della vittima a Como.

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