L’università tutela i dipendenti
Di sera stop a mail e WhatsApp

In un decreto sancito il diritto del personale alla “disconnessione”

Il direttore generale: «L’obiettivo è difendere la salute dei lavoratori»

L’Insubria decreta il “diritto alla disconnessione”, il personale tecnico e amministrativo potrà spegnere a cuor leggero smartphone e cellulari dalle 20 alle 7, al sabato sempre come alla domenica e nei giorni festivi, senza dover di continuo rispondere a mail, messaggi WhatsApp e sms.

Per l’ateneo è un modo per tutelare la salute mentale e fisica dei suoi dipendenti, ma è anche una garanzia ad un maggiore impegno sul posto di lavoro.

Il direttore generale dell’università dell’Insubria Giovanni Penzo Doria ieri, il 7 aprile, ha firmato un interessante decreto, ecco l’estratto più significativo del documento intitolato “diritto alla disconnessione”. «Viene riconosciuto il diritto alla disconnessione per il personale tecnico e amministrativo dell’università – scrive Doria – inteso come il diritto di non rispondere a telefonate, mail e messaggi istantanei e il dovere di non telefonare, inviare mail e messaggi istantanei al di fuori dell’orario di lavoro. Questo diritto vale indipendentemente dall’incarico e si applica dalle 20 alle 7, dal lunedì al venerdì, salvo casi d’estrema urgenza, nonché per l’intera giornata di sabato, domenica e gli altri giorni festivi». È così anche nei giorni di chiusura dell’ateneo, ma non durante particolari celebrazioni come gli open day. «Come amministrazione pubblica vogliamo per la prima volta riconoscere questo diritto – così motiva la sua politica Doria – un diritto che in Francia è già legge. Secondo studi recenti rimanere sempre connessi a strumenti come WhatsApp, Instagram, chat e social consuma molta energia mentale. Il nostro sistema nervoso umano ha bisogno di staccare, di riposare. Spegnere il telefono non è da fannulloni, anzi, il giorno seguente si è più performanti. Prendiamo il caso di una giovane mamma, dopo una giornata di lavoro, a casa, la sera, deve poter stare tranquilla con i suoi figli». Di solito invece se il capo scrive su WhatsApp alla dieci di sera è difficile dire di no, al massimo si può fare finta di non aver visualizzato il messaggio lasciando la spunta grigia.

Nel decreto dell’Insubria però si precisa che questo diritto vale dalle 20 alle 7, vuol dire che se un lavoratore timbra il cartellino alle 17.30 deve rimanere reperibile fino alle 20? «No, no, questo per noi è un diritto, non è una prescrizione – dice ancora Doria – durante l’orario di lavoro si spera che i dipendenti svolgano sempre i loro compiti in maniera puntuale, ma oltre si entra nella vita privata delle persone, si può anche inviare una mail, ma la risposta non deve arrivare per forza».

L’università metà comasca e metà varesina consiglia anche ai dipendenti di comunicare faccia a faccia in ristrette riunioni di gruppo. Questo perché spesso tramite i sistemi informatici, con la messaggistica istantanea, condita sempre da terribili emoticon, si creano dei conflitti, delle incomprensioni. Nelle chat non esistono voci, non esistono tonalità, manca la percezione fisica, i sorrisi e le fronti aggrottate, i malintesi accadono non di rado.

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