Maroni e il lago diviso
Promesse, poi la beffa
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Dal Governatore impegni sul destino del Lario, ma tutti disattesi. A marzo: vi ascolto. A giugno: cantone con sede a Como. Le carte dicono altro

«Vi ascolterò, gli otto cantoni sono un punto di partenza, non di arrivo. Vogliamo ascoltare il territorio». A dirlo è stato, lo scorso 12 marzo, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni al congresso cittadino della Lega allo Yacht Club. Tema in discussione il riassetto delle vecchie province o aree vaste (secondo la nuova denominazione del Governo) e l’ipotesi - contestata a tutti i livelli dai comaschi - di riproporre lo stesso sistema delle Ats, le Agenzie di tutela della salute che divide Como in due: parte con Varese e, parte, con Sondrio. Una riproposizione del modello sulle Province, di fatto, porterebbe alla divisione in tre del lago: da Argegno in su con Sondrio, il resto con Como e Varese e il ramo Lecchese con Lecco e Monza.

Solo pochi giorni dopo, il 14 marzo, Maroni aveva fatto un’ulteriore apertura: «Ho sempre detto - le sue parole a ComoNext, a margine dell’incontro con le realtà territoriali - che è iniziato un confronto che finirà a giugno per sentire i territori e vedere che proposte ci sono» e ancora che «a Como è stata montata una polemica senza senso» e che «il documento delle otto Ats è un punto di partenza». In quell’occasione aprì anche al maxi cantone Como-Lecco-Varese: «Già nel 1859 - le sue parole - Urbano Rattazzi disegnò l’allora provincia di Como, Varese e Lecco: ritorno al futuro? Io non ho obiezioni. Siamo partiti da una proposta di lavoro che non è il Vangelo e tutti gli attacchi che ho subito sono stati una perdita di tempo inutile».

Il 22 giugno sul maxi cantone arrivò la benedizione dello stesso Maroni davanti al mondo economico, nel corso dell’assemblea annuale di Unindustria. Parlando di cantoni e del completamento della tangenziale, il governatore aveva detto, facendo esultare la platea: «Se l’autostrada Varese Como Lecco s’ha da fare, allora bisogna essere coerenti con il cantone. Questa è l’ipotesi che si sta discutendo e in questa prospettiva la sede naturale non può essere Varese, ma Como». Tradotto: non solo il maxi cantone Como-Lecco-Varese, ma con la città di Como capoluogo, vista anche la sua posizione baricentrica.

Tutto tranquillo? Niente affatto. La doccia gelata per i comaschi ha la forma della «proposta regionale per il riordino istituzionale territoriale della Lombardia» che verrà discussa in consiglio regionale. Il documento è del 13 luglio ed è emerso sabato scorso. Sette pagine su aree vaste, territori montani e riordino del sistema camerale. Niente lago unito e nessuna unione con Lecco. Il testo - già contestato dai consiglieri regionali comaschi, in primis dal sottosegretario Fermi - altro non prevede che la riproposizione della mappa delle Agenzie di tutela della salute. In pratica 8 Cantoni con Como e Varese insieme sotto il nome di Insubria, Lecco con Monza e in più c’è la “Montagna”, che comprende la provincia di Sondrio, la Valcamonica e la provincia di Como da Argegno in su.

Una scelta che i comaschi non condividono: per questo abbiamo creato un hastag di twitter #unsololago e una mail dedicata [email protected] per esprimere la propria opinione. Sempre validi sono il profilo twitter de La Provincia @laprovinciadico e la nostra pagina Facebook. Ma si può scrivere direttamente anche al governatore Maroni, al profilo twitter @robertomaroni_ (attenzione al non dimenticare il trattino basso), e c’è anche la pagina facebook Roberto Maroni.

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