Netturbini licenziati, doppio ricorso
Sarà un giudice a decidere

Due addetti di Aprica licenziati perché pizzicati sul luogo di lavoro mentre svolgevano mansioni diverse rispetto a quelle assegnata, contestano in tribunale il provvedimento

Primi ricorsi contro i licenziamenti decisi da Aprica nei confronti di quattro netturbini (l’accusa si basa su registrazioni video commissionate dall’azienda), due dei quali - lo ricordiamo - cacciati perché si erano picchiati in azienda.

Il primo a chiedere l’annullamento del provvedimento sarebbe rimasto “vittima”, secondo il sindacato, di una reazione non del tutto commisurata alla contestazione. Si tratta di un “vecchio” addetto - vecchio nel senso che rientra nel novero dei dipendenti ereditati da Econord, uno che da molti anni si occupa dei rifiuti dei comaschi - cui l’azienda contesta di avere ritirato cassette di legno per aiutare un amico fruttivendolo in orari e turni preposti al ritiro di tutt’altro genere di immondizia. Una scelta definita dal sindacato, “abnorme”, da cui la decisione di impugnare il provvedimento davanti al giudice del lavoro del tribunale di Como.

Il secondo ricorso riguarda la posizione, probabilmente più delicata, di quel collega accusato di timbrare il cartellino salvo poi dedicarsi al giardinaggio o al passeggio del cane, o ancora all’aperitivo al bar. Secondo quanto sostiene il dipendente sarebbe vero sì che portava a spasso il cane in orario di lavoro, ma non lo aveva mai fatto prima di avere portato a termine l’incarico che gli era stato assegnato. Doveva svuotare cento cestini? Al cane e al giardinaggio si dedicava dopo avere esaurito il suo compito, con rapidità, serietà e diligenza. Comunque. Anche in questo caso deciderà un giudice, a fine febbraio.

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