Nuovo allarme per il Politecnico
«Como rischia di perdere tutti i corsi»

Stefano Ceri sta gestendo il progetto di studio con l’ateneo di Harvard: «Troppo disinteresse dalla città, rischiamo di perdere anche ingegneria informatica»

I ricercatori di Harvard sono a Como per studiare la nostra città e trasformarla in una smart city, tutto questo grazie al Politecnico, un ateneo che paradossalmente proprio ora si prepara a fare definitivamente le valigie.

Se il nostro territorio non proporrà un rilancio dell’università entro questa estate, anche ingegneria informatica verrà trasferita a Milano. Il Comune di Como, in particolare l’assessore all’urbanistica Lorenzo Spallino, è al lavoro con il Politecnico per informatizzare la città, gli ingegneri analizzano i pensieri dei turisti mappando i social network, scrutano i giudizi di TripAdvisor per offrire ai visitatori migliori servizi, studiano il traffico delle telefonate con Telecom per capire qual è la provenienza dei tanti stranieri che vengono ad ammirare il lago.

È uno strumento innovativo utile alla promozione turistica e commerciale di Como. In parallelo questa settimana il Politecnico ha organizzato una sessione di lavoro a Palazzo Natta con una decina di studenti di Harvard, in particolare con il docente Pavlos Protopapas, direttore del master di Data science del prestigioso ateneo di Boston. I cervelli americani cercheranno di migliorare lo strumento informatico che Como sta costruendo.

«È una bella occasione che Como presto potrebbe perdere – dice Stefano Ceri, già direttore dell’Alta scuola Politecnica, oggi è il docente a cui l’ateneo ha delegato le relazioni con gli Stati Uniti, non a caso ha insegnato a Stanford – la prospettiva che il Polo di Como scompaia del tutto è concreta. Anche il corso di informatica, il più storico, è a rischio. Le lezioni si possono fare anche a Milano, per mantenere in vita un Polo serve un progetto, un rilancio, un investimento. Como deve dare una risposta all’ateneo nel breve periodo».

Il nuovo rettore del Politecnico Ferruccio Resta è stato eletto a dicembre, Fondazione Volta e il suo presidente Mauro Frangi hanno messo in calendario un incontro ad aprile. Siamo in periodo elettorale, un rilancio passa da un nuovo sindaco, ma per chi insegna al Politecnico aspettare la fine dell’estate sarebbe troppo tardi.

«Allora è un tema buono per la campagna elettorale – suggerisce Ceri – la percezione del Politecnico è che la città non abbia interesse a investire sull’università, con questa sensazione per i docenti è difficile convincere il nuovo rettore a mettere sul piatto nuove grandi sfide».

Stare in silenzio significa perdere il Politecnico. Certo Como può contare sull’Insubria, questa università territoriale è una garanzia, ha dimostrato di saper crescere, ma è difficile che possa aprire nuovi dipartimenti di ingegneria o di design.

Per anni i comaschi hanno parlato di campus, della ricerca come volano per la ripresa, dell’innovazione che passa dall’università. Oggi, a distanza di così poco tempo, i docenti del Politecnico chiedono a Como di tendere loro una mano.

Questa mattina i ricercatori comaschi e gli studenti di Harvard incontreranno a Palazzo Cernezzi l’assessore Lorenzo Spallino.

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