Operai comaschi per il carnevale di Bellinzona. Polemica in Ticino

Manodopera italiana per il popolarissimo “Rabadan”, ma agli svizzeri non piace

Targhe italiane nel “cuore” dell’immensa piazza del Sole a Bellinzona, dove è in fase di allestimento l’imponente tensostruttura del Carnevale, che nella città ticinese dei Castelli si chiama “Rabadan”. Nome divenuto negli anni un marchio di fabbrica e al tempo stesso un brand.

Tutto è partito da facebook: una foto, un furgoncino con targhe italiane e una lunga sequela di polemiche legata all’utilizzo di “manodopera straniera”. Quanto basta per rinfocolare la già rovente diatriba sui padroncini (nonostante gli ultimi dati diffusi dal Ticino, che li danno in calo) e per chiamare in causa direttamente la Società Rabadan. «Possibile che non c’erano operai ticinesi disponibili», «È sempre la stessa storia, si fa di tutto per risparmiare»: questi due dei tantissimi post comparsi su facebook.

Il “Rabadan”, vocabolo mutuato dal piemontese che significa “fracasso”, richiamerà dal 4 al 9 febbraio migliaia di persone a Bellinzona. Con tutti gli occhi (o quasi) del Ticino addosso, la Società Rabadan è intervenuta con una lunga nota ufficiale, dopo un primo timido tentativo di chiudere in fretta la vicenda con un ermetico “era l’unica alternativa disponibile”. Nota a firma di Bixio Caprara, che oltre ad essere presidente del “Rabadan” è anche gran consigliere del Partito Liberal Radicale. Insomma, una figura molto conosciuta in Ticino.

«Il montaggio della struttura è stato fatto dai volontari e già in passato, quando la struttura era fornita da una ditta ticinese (che aveva un accordo di collaborazione con l’azienda italiana oggi fornitrice), ci si avvaleva di tecnici italiani per il montaggio e lo smontaggio - si legge nella nota - Oggi solo un tecnico viene a supervisionare le operazioni. A parte lui, tutte le altre persone impiegate sono residenti».

La Società Rabadan precisa inoltre che «la presenza di manodopera straniera è stata notificata», dunque in regola e che«i riscaldamenti provengono da una ditta ticinese che collabora con un grande gruppo svizzero».

La polemica non sembra però destinata a placarsi tanto che anche negli ultimi due giorni su facebook sono stati postati commenti al vetriolo. “La Svizzera non è solo il Ticino, possibile che non c’era una ditta capace di fare questo lavoro senza rivolgersi all’Italia”, recitava uno dei tanti post.

A Bellinzona dove il “Rabadan” è alle porte e dove la Società che gestisce il Carnevale ha dovuto fare i conti in passato con le polemiche legate all’aumento del costo dei biglietti d’ingresso, di questa vicenda legata all’utilizzo dei “padroncini” ne avrebbero fatto volentieri a meno. “Padroncini” dati come detto in leggero calo, ma sempre determinati a conquistare nuove fette di mercato ticinese, praticando - secondo quanto affermato in Ticino - “prezzi stracciati, improponibili per le imprese ticinesi”.

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