Paratie, in aula le voci
registrate con le cimici
«Stiamo rischiando»

Il pm fa ascoltare i dialoghi tra gli imputati, come quello tra Gilardoni e l’avvocato Marciano

Giornata di ascolto in tribunale, nel corso dell’udienza del processo paratie in programma ieri mattina.

Durante la lunga deposizione del maresciallo della guardia di finanza Antonio Bruno, tra coloro che condussero l’indagine sul campo, il pm Pasquale Addesso ha fatto riprodurre l’audio di alcune delle intercettazioni telefoniche ed ambientali registrate nel corso dell’inchiesta. In aula sono risuonate le voci di alcuni tra gli imputati, gli ingegneri Pietro Gilardoni e Antonio Ferro, la responsabile dell’ufficio legale Maria Antonietta Marciano: parole, pensieri, idee, dialoghi concitati e discussioni drammatiche, che ascoltate dal vivo dicono molto del clima di tensione in cui tecnici e amministratori si confrontarono tra il 2015 e il 2016, al cospetto di un moloch, il cantiere, che avrebbe finito per divorarli tutti.

Tra le intercettazioni di rilievo, il dialogo/monologo (visto che l’interlocutore tace) tra Gilardoni e suo fratello, dialogo in cui l’ingegnere “confessa” che «per salvare (il contratto con Sacaim, ndr) ci siamo attaccati alla sorpresa geologica che non era prevedibile... Invece col ca...» che non era prevedibile.

Il nodo, lo ricordiamo, è quello attorno al quale si sviluppa gran parte della vicenda, e cioè la necessità di giustificare la terza perizia di variante con un errore di progetto che avrebbe consentito di mantenere in essere il rapporto con l’impresa veneta, evitando quel che prospettava l’Anticorruzione, e cioè di dover istruire un nuovo iter per un nuovo bando, allungando all’infinito i tempi del cantiere.

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