Paratie, Roma striglia Maroni e Lucini

Il caso lungolago oggi al vertice tra il sottosegretario De Vincenti e il direttore di Italia sicura. Il Governo dovrebbe convocare a giorni il presidente della Regione, titolare dell’opera, per porre fine alle liti

«Non credo che si metteranno a ribaltare il tavolo, a Palazzo Chigi...». Il presidente della Regione Roberto Maroni e il sindaco Mario Lucini potrebbero essere convocati a giorni dal Governo, stanco dell’immobilismo dei due enti sulla questione paratie. E la battuta di Mauro Grassi, il tecnico che sta seguendo il caso per conto della presidenza del Consiglio, è la risposta a chi si chiede quale utilità avrebbe un confronto a Roma. Difficile pensare, insomma, che i due litiganti continuino nel ping pong visto in questi mesi (tra ultimatum, diffide e rimpalli di responsabilità) anche in una sede come Palazzo Chigi, «facendo saltare il tavolo» come già accaduto in qualche recente vertice.

La linea di Roma sembra ormai chiara, anche se ne sapremo di più soltanto oggi, dopo il confronto tra lo stesso Grassi (direttore della struttura di missione Italia Sicura) e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. Era stato proprio quest’ultimo, d’altra parte, ad accogliere la richiesta dei comaschi - portata a Palazzo Chigi da La Provincia, sotto forma di 60mila cartoline raccolte durante la campagna “Rivogliamo il nostro lago!” - e aveva promesso un immediato interessamento per cercare di sbrogliare la complicatissima matassa.

Dalla consegna delle cartoline sono passati 103 giorni e il cantiere è ancora fermo, ecco perché il Governo sembra orientato a rompere gli indugi, riempiendo quel tavolo che - ha ricordato Grassi nell’intervista al nostro giornale - finora è rimasto vuoto. Se la “moral suasion” non è bastata, interverrà la politica.

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