Politecnico, la resa
A un passo dalla chiusura

No a un nuovo corso di laurea: è il commiato? Il sindaco: «Torniamo a discutere di offerta formativa»

Una scelta consensuale: il Politecnico non aprirà nuovi corsi di laurea e il territorio non investirà più risorse economiche sull’ateneo, anche se un’offerta, da Milano, è ancora sul piatto. Il Polo di Como, dove rimangono soltanto gli ingegneri informatici, andrà ad estinguersi, mentre l’università dei comaschi si chiamerà d’ora in poi Insubria.

Le condizioni per restare

È questa la principale novità emersa dal vertice convocato l’altroieri in Comune tra il sindaco Mario Landriscina, i rettori dell’Università degli Studi dell’Insubria, Alberto Coen Porisini, e del Politecnico, Ferruccio Resta, insieme ai presidenti della Camera di Commercio di Como Ambrogio Taborelli e della Fondazione Alessandro Volta Mauro Frangi, incontro al quale ha partecipato anche il presidente della Commissione consiliare Cultura del Comune di Como Franco Brenna. L’obiettivo era quello di definire un percorso congiunto sul futuro dei due poli universitari all’interno dell’offerta formativa territoriale.

L’unica strada per rilanciare il Politecnico, fatto già noto da tempo, era quella di aprire una nuova laurea. Dopo il trasferimento a Milano degli ingegneri gestionali, ambientali, di design, i docenti di ingegneria avevano programmato un corso sulla mobilità intelligente (i veicoli guidati da remoto), da approvare entro la fine dell’anno. Servivano però 5 milioni di euro di investimenti da spalmare in dieci anni, ai quali aggiungere un minimo di almeno 120 nuove matricole all’anno per la nuova laurea, da affiancare al centinaio di matricole di informatica. L’operazione non è andata in porto.

Atenei e città si sono confrontati nell’incontro di mercoledì. L’intento del sindaco era fare chiarezza quanto prima per progettare il futuro.

«Sono particolarmente soddisfatto della disponibilità dei prestigiosi interlocutori che si sono volentieri resi disponibili a realizzare un “sistema cultura” in funzione di un “sistema territorio”- ha commentato Landriscina - e sono ulteriormente soddisfatto del profilo elevato del progetto complessivo che stiamo intraprendendo. Grazie a queste sinergie si sta profilando uno sviluppo in ambiti particolarmente rilevanti per la città e il territorio, che grazie all’alto livello dell’offerta formativa inciderà sensibilmente in particolare nel settore imprenditoriale con la relativa ricaduta positiva nel settore dell’occupazione».

Nel comunicato diffuso ieri sera dopo il vertice si sottolinea la collaborazione tra le due università, ma in sostanza a fronte del ritiro del Politecnico - logica conseguenza della mancata attivazione del nuovo corso di laurea - da oggi la città deve puntare sull’Insubria.

«Ogni opzione - si legge ancora - è stata esaminata con attenzione entrando nel merito dell’attrattività, della domanda e dell’offerta, della sostenibilità del percorso. Sono stati considerati al contempo alcuni tra i principali asset del nostro territorio: industria, artigianato, turismo e ambiente come presupposti per condividere scelte strategiche. Nel corso degli ultimi anni si è riequilibrata la presenza dell’Università dell’Insubria tra Como e Varese per ciò che concerne gli investimenti, la capacità didattica, formativa e di ricerca. L’università dell’Insubria, che ha e avrà il ruolo di ateneo del nostro territorio, oggi è rappresentata a Como da un polo giuridico-umanistico e da un polo scientifico, mentre è in corso di sviluppo un potenziamento nell’ambito medico sanitario. Per quanto riguarda il Politecnico, è stata presentata una potenziale offerta formativa additiva rispetto all’attuale, che richiede al territorio un investimento costante nel tempo, per garantire attrattività e competitività. I due atenei si sono resi ampiamente disponibili a lavorare per mantenere ampia e articolata l’offerta formativa complessiva, rivolta sia ai giovani comaschi sia a studenti provenienti da altri territori».

Vacillano i poli territoriali

Vero è che il Politecnico rafforzerà il suo impegno all’interno del parco tecnologico ComoNext e che l’ateneo promette anche di entrare a pieno titolo nella Lake Como school, le scuole estive al Grumello per ricercatori internazionali in materie interdisciplinari. Vacilla però la rete dei poli territoriali radicati in Lombardia a fronte di un progressivo accentramento dei corsi a Milano. D’ora in poi quindi a Como la presenza di docenti, corsi e studenti sarà legata alla sola università dell’Insubria, ateneo che dovrà farsi carico delle esigenze del territorio, si dovrà responsabilizzare in mancanza della coabitazione, in passato spesso difficile, con il Politecnico. Nella speranza che gli iscritti continuino a crescere, come già sta accadendo negli ultimi due anni, sia nel chiostro di Sant’Abbondio che in via Valleggio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA