Precettare i frontalieri?
Fontana non lo esclude
ma dal Ticino un secco no

Un riferimento del presidente della Regione al personale sanitario ha suscitato un’immediata reazione

«Precettare il personale sanitario frontaliero è una possibilità che potrebbe essere presa in considerazione, anche se, credo, si creerebbero problemi con la Confederazione”. La dichiarazione del presidente della Regione Attilio Fontana, collegato via streaming con la stampa estera in Italia, ha fatto il paio con la constatazione - a precisa domanda da parte di tio.ch - che i frontalieri beneficiano della possibilità di muoversi lungo il confine, «in base a norme italiane».

L’ipotesi di precettare il personale sanitario frontaliero impiegato (in primis) negli ospedali ticinesi era già emersa a fine marzo. I due Governi avevano subito messo le cose in chiaro, con il ministro degli Esteri svizzero Ignazio Cassis che aveva spiegato nel dettaglio le dinamiche in essere e cioè che la Svizzera - evitando di bloccare il transito dei frontalieri - era riuscita ad ottenere dall’Italia rassicurazioni sull’impiego di medici e infermieri frontalieri. «La questione non è assolutamente all’ordine del giorno e noi come Governo e Amministrazione cantonale siamo in costante contatto con le autorità lombarde, con le quali ci teniamo a vicenda aggiornati», è la lapidaria dichiarazione a La Provincia del presidente del Governo di Bellinzona, Norman Gobbi, che ieri a Lugano ha ospitato il ministro federale della Sanità, Alain Berset, alla sua seconda visita da inizio pandemia in Ticino.

Lombardia e Piemonte restano sorvegliati speciali per il Ticino (che pure ieri ha registrato 15 decessi, uno dei dati più alti da inizio pandemia). E lo stesso Norman Gobbi lo ha ribadito anche in quel di Lugano: «Continuiamo a seguire gli sviluppi della pandemia, con un occhio alla Confederazione ed uno alle regioni italiane di confine. Da sempre il Cantone deve confrontarsi anche oltreconfine». La visita a Lugano è stata l’occasione per il ministro Berset per porre l’accento su due concetti di rilievo. In primis le terapie intensive: «I posti non sono esauriti. Abbiamo ancora 314 letti liberi, ma il problema non è oggi, ma è per i mesi a venire». L’altro tema riguarda il vaccino: «La Confederazione ne ha prenotate 13,5 milioni di dosi, ma quest’inverno dovremo passarlo senza vaccino», le parole del ministro federale della Sanità.

Al momento però non vi sono notizie di ulteriori restrizioni. Molto dipenderà dall’andamento della curva dei contagi da qui ai prossimi cinque giorni. Solitamente il Consiglio federale si riunisce il mercoledì. Una settimana fa, era trapelata l’indiscrezione in base alla quale la Svizzera avrebbe dato corso a stretto giro ad un secondo lockdown (per molti Cantoni si tratterebbe in realtà di una prima assoluta). Ieri l’argomento non è stato toccato.
Marco Palumbo

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