«Pronto soccorso, così affrontiamo
il sovraffollamento»

Al Sant’Anna è rientrata la fase critica ma ogni giorno si rischia

di superare la capienza - Il primario: «In caso di criticità piano d’emergenza»

L’emergenza sovraffollamento del pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna, ieri, era rientrata. Ma in una struttura che - proprio in virtù della sua qualifica di centro d’elezione per le urgenze - richiama pazienti da un territorio molto vasto, l’emergenza è sempre dietro l’angolo.

Dopo le segnalazioni arrivate nei giorni scorsi, quando il nostro giornale ha testimoniato di pazienti costretti ad aspettare “parcheggiati” nei corridoi, ieri la situazione era nettamente migliorata.

Molti gli anziani, che si confermano tra le categorie più fragili, mentre poco dopo il cambio turno, alle 9.30, erano solo due le persone in attesa di essere visitate mentre altrettante stavano aspettando i risultati degli esami. Dati in linea con quanto avviene quotidianamente: al Sant’Anna, infatti, gli accessi giornalieri si attestano attorno alle 240 unità, con una media, tra l’altro, di sei codici rossi al giorno, quelli di massima emergenza.

«Il Sant’Anna – spiega Roberto Pusinelli, primario – è un hub, ovvero l’ospedale di riferimento per le emergenze di particolare gravità e per questo abbiamo moltissimi pazienti che vengono anche da fuori provincia».

Questione di precedenze che fa sì, spiegano dall’Uo di pronto soccorso, che l’attesa media di un codice giallo sia di circa 20-30 minuti. «Per far fronte al carico di lavoro in crescita – aggiunge – abbiamo anche potenziato la radiologia di urgenza che adesso ha due radiologi dedicati; quando però ci si trova in situazioni di particolare criticità scatta un piano di emergenza aziendale, come ad esempio avvenuto a gennaio».

In sostanza il piano prevede che vengano creati dei posti di emergenza sfruttando la collaborazione tra unità operative e contemporaneamente vengano bloccati i ricoveri ordinari; una soluzione, questa, che consentite di recuperare 27 posti.

«È un risultato importante – dice ancora il dottor Pusinelli – la fase più critica non è tanto quella legata alle visite in pronto soccorso che vengono garantite a tutti, piuttosto è la fase successiva del ricovero, basti pensare che in media l’11% degli accessi al ps necessita di un ricovero ma la medicina per acuti ha 24 posti letto, poi una volta stabilizzati questi pazienti bisogna mandarli in reparto dove non sempre ci sono immediatamente posti liberi ma bisogna prima procedere con le dimissioni di altre persone».

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