Scandalo paratie, inchiesta chiusa
Due sindaci rischiano il processo

Mario Lucini accusato anche di abuso d’ufficio e di aver mentito ai suoi assessori Contro Bruni i reati edilizi e paesaggistici. Truffa: sotto inchiesta pure Gilardoni e Ferro

Alla fine i faldoni d’indagine sono raddoppiati e diventati ben 33. Così come si sono moltiplicati i capi d’accusa e le persone che - salvo colpi di scena - rischiano di ricevere una richiesta di rinvio a giudizio. La Procura chiude - questa volta definitivamente, dopo il giudizio immediato della scorsa estate - il caso paratie (e non solo). E lo fa inviando un avviso di chiusura indagini a vecchi e nuovi amministratori, a vecchi e nuovi dirigenti comunali. E la seconda tranche di una vicenda già finita in aula rischia di trasformarsi in un processo a due amministrazioni comunali e agli ultimi dieci anni di vita politica cittadina.

Sono dieci (più la Sacaim spa) le persone raggiunge dall’atto inviato venerdì pomeriggio dalla Procura. E anche se la mole di reati ipotizzati dal pubblico ministero Pasquale Addesso non riguardano solo la vicenda paratie (delle altre accuse ne scriviamo qua sotto), ovviamente la parte cruciale è dedicata al cantiere infinito.

I nomi nuovi - anche se già emersi nel corso dell’indagine - sono l’attuale sindaco Mario Lucini e il suo predecessore Stefano Bruni. A carico di Lucini cadono le accuse relative ai reati edilizi e paesaggistici inizialmente ipotizzati. Reati, invece, pienamente contestati a Bruni che, secondo la Procura, ha contribuito a eseguire opere abusive, errate, prive di titoli abilitativi legittimi e che hanno distrutto e deturpato le bellezze naturali di una zona «dichiarata di notevole interesse pubblico» come il lungolago di Como. Abusi contestati anche all’ex direttore lavori Antonio Viola, all’ex responsabile del procedimento Antonio Ferro e al dirigente Sacaim Graziano Maggio. Cadono tutte e definitivamente, invece, le accuse a carico dell’ex dirigente di Comune e Provincia Giuseppe Cosenza.

L’attuale primo cittadino, dal canto suo, si ritrova ora sotto inchiesta per turbata libertà nella scelta del contraente, falso e abuso d’ufficio. Turbativa d’asta e falso per il frazionamento degli incarichi di progettazione della terza perizia di variante. In particolare si contesta a Lucini di aver indotto in errore i suoi assessori quando, nel novembre 2013, assieme all’ex direttore lavori delle paratie Pietro Gilardoni e ad Antonella Petrocelli (l’allora segretario generale del Comune) si è presentato in giunta assicurando che l’affidamento diretto a professionisti esterni era lecito perché sotto la soglia di legge dei 40mila euro prevista per le gare pubbliche (l’importo finale complessivo è stato invece di 346.356,49 euro). E ancora: turbativa d’asta per aver proposto «una rimodulazione fraudolenta della veriante» dopo la bocciatura arrivata dall’Anticorruzione nell’estate 2015. A Lucini (in concorso con Gilardoni e Ferro già a processo e con il dirigente dell’ufficio legale Maria Antonietta Marciano) viene contestato di aver ostacolato l’attività di vigilanza dell’Anac e di aver tentato di giustificare una inesistente - secondo l’Anticorruzione e la Procura - sorpresa geologica per non rescindere il contratto con la Sacaim.

Infine Lucini, in concorso con Viola, Gilardoni e Ferro, è accusato pure di abuso d’ufficio per la sospensione dei lavori decisa nel dicembre 2012 e per aver tentato di “arricchire” il contratto con Sacaim con la terza perizia di variante, che prevedeva esporsi superiori per 8,4 milioni di euro.

Ma nell’atto d’accusa notificato venerdì c’è un capitolo legato anche a una truffa contestata a Gilardoni, a Ferro e a Maggio della Sacaim (oltreché alla stessa società veneta). Truffa da 115.620 euro relativa all’ultimo stato di avanzamento lavori liquidato in piena sospensione lavori dal Comune e relativo a un computo metrico con prezzi che la Procura giudica maggiorati e per lavori in realtà non eseguiti o eseguiti non come previsto.

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