Scuola e lavoro, il grande bluff
«L’alternanza? Si fa in classe»

Il segretario Cisl scuola: «Opportunità professionali scarse» - I docenti confermano: «Le aziende hanno ritmi diversi, è dura organizzare»

Como

«Un’ora su due di alternanza lavoro si fa in classe». La denuncia arriva dalla Cisl Scuola e dal suo segretario Carlo Brunati. Secondo il sindacato circa il 50% delle ore che gli studenti dovrebbero trascorrere nelle aziende per capire come funziona il mondo del lavoro, si trascorre in realtà seduti in classe.

«Così non funziona - dice Brunati - gli alunni comaschi restano in classe per circa la metà del monte ore, per fare il corso sulla sicurezza, per incontrare questo o quell’esperto, oppure fanno impresa simulata. Non mi si dica però che questo genere di attività rappresenta davvero un’opportunità professionalizzante». Secondo la Cisl l’impegno delle industrie e delle associazioni di categoria c’è, manca però un protocollo, un coordinamento con le scuole che spesso lottano per riuscire a stringere accordi.

I licei sono meno preparati, anche perché l’alternanza dovrebbe coincidere con le ambizioni dei giovani e con possibili sbocchi lavorativi o universitari, gli studenti non a caso chiedono di poter scegliere quali imprese, ospedali, atenei, studi professionali visitare. «Facciamo fatica - dice Maria Pia Romanò, docente referente dell’alternanza per la Magistri -, perché i tempi delle scuole sono diversi da quelli delle aziende, i professionisti hanno esigenze e commesse da rispettare e i ragazzi da seguire sono davvero tanti».

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