Scuola e lavoro,alternanza facoltativa
Insorgono i presidi: un errore cambiare

«È stata esperienza positiva per gli studenti» - Ora decidono i collegi, i dirigenti chiedono di proseguire - «Questi cambi continui generano solo confusione»

Da elemento centrale nell’ultima riforma a misura nemmeno più obbligatoria, ma volontaria. È questa la parabola che potrebbe toccare all’alternanza scuola lavoro. Pochi giorni fa, la nota di aggiornamento del Def specifica come lo strumento, per gli studenti e gli istituti, non vada più considerato «come un obbligo bensì un’opportunità».

In attesa di conoscere gli sviluppi futuri, l’ennesimo cambio in corsa potrebbe generare confusione fra gli addetti ai lavori, al momento in attesa di ulteriori informazioni. «Si vuole ridimensionare in maniera decisa l’alternanza – commenta Nicola D’Antonio, preside della Ciceri – noi siamo soddisfatti delle nostre esperienze e i ragazzi, al netto delle difficoltà, hanno risposto in maniera positiva. Tornare indietro mi sembrerebbe uno spreco d’energia intellettuale e di risorse economiche. Al momento, per alcune classi, penso alle terze, integralmente toccate dalle novità, siamo in attesa di sapere come vorrà procedere il Miur».

Più volte, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha ribadito l’ipotesi di un netto cambio di rotta sullo strumento, uno dei cardini della Buona scuola e già indebolito dal decreto Milleproroghe. «La nostra esperienza è molto positiva - dice Roberto Peverelli, preside del Carcano - sia per quanto riguarda il liceo sia per l’indirizzo tecnico. Certo, qualche criticità qua e là emerge, però nell’insieme possiamo essere solo contenti e gli studenti sono soddisfatti. La decisione spetterebbe in ogni caso al collegio, ma la mia posizione è di continuare».

L’alternanza è passata dall’essere obbligatoria e centrale all’interno del percorso scolastico pensato dall’ex ministro Fedeli, a essere non più un obbligo ma un’opportunità. Insomma, un cambio continuo di paradigma in grado di generare confusione.

«Purtroppo - continua Peverelli - nella legislazione scolastica non sarebbe una novità. Oltre a questo caso, pensiamo a cos’è successo circa i vaccini. Sembra non ci si renda conto di come le scuole siano impegnate su tanti fronti e abbiano bisogno d’indicazioni legislative più chiare. Noi applichiamo le regole, per questo servirebbe maggiore chiarezza: soprattutto, per le famiglie e gli studenti diventa sempre più difficile capire cosa si può o non si può fare».

Lo strumento è elemento centrale della didattica della Da Vinci Ripamonti: «Per noi è ormai una tradizione - sottolinea la preside Gaetana Filosa - stiamo cercando d’implementarlo sempre di più. È una realtà consolidata: non sono emerse problematiche né con le aziende né con gli studenti. In ogni caso, noi continueremo».

La soddisfazione per i percorsi intrapresi sul territorio arriva anche dal mondo imprenditoriale: «Ancor prima dell’obbligatorietà – conclude Antonio Pozzi, vice presidente di Unindustria con delega alla formazione – sul territorio si mettevano a punto importanti esperienze di alternanza, soprattutto con gli istituti tecnici e professionali: come associazione, siamo sempre stati molto vicini al mondo scolastico. L’alternanza è un esempio di legame concreto fra scuola e mondo del lavoro. Saremmo davvero amareggiati se si decidesse di non continuare lungo la strada dell’obbligo».

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