Sicurezza, appello al ministro
«Il governo aiuti la città»

Mozione della maggioranza in consiglio comunale invoca l’intervento di Roma

«Come noi solo Brennero e Ventimiglia. Il sindaco incontri Minniti: più agenti»

Come noi nessuno. O meglio: come noi soltanto Ventimiglia e (forse) il Brennero. Como città di frontiera, città di migranti, Como città avamposto, in cui nessuno approda per restare, semmai per poter compiere l’ultimo balzo verso il Nord, verso la Germania e le nazioni scandinave.

Da questi presupposti prende corpo il testo di una mozione presentata in consiglio comunale dai capigruppo dei partiti di maggioranza che chiedono di farsi parte attiva con il Viminale e con il ministro dell’Interno Marco Minniti perché al capoluogo venga riconosciuto uno status speciale, quello di città di frontiera. E perché, di conseguenza, sul Lario vengano dirottate risorse e forze dell’ordine in quantità maggiore.

Non è, ovviamente, soltanto una questione di gestione dei flussi migratori e di respingimenti sul confine italo svizzero, tutte questioni che conosciamo molto bene. All’indomani dei fatti di Barcellona e dell’intensificazione dei controlli sul territorio, l’incremento del numero degli agenti diventa anche una priorità sul fronte sicurezza: «Tanti dei migranti che approdano da noi - dice Patrizia Maesani, che nel corso dell’estate 2016, prima ancora di tornare a vestire i panni di consigliere comunale, si era occupata da vicino della gestione del “campo” improvvisato ai giardini della stazione -, tanti di quei migranti tendono a sottrarsi alla rete dell’accoglienza, proprio perché non hanno alcun interesse a restare in Italia. Rappresentano un tipo di immigrazione fluida che sfugge a ogni controllo. È un fatto di cui il ministero deve prendere atto... Non possiamo continuare a fingere che il tema possa essere declinato qui come a Parma o in qualunque altro capoluogo distante dal confine. Come noi ci sono soltanto Ventimiglia e il Brennero, e semmai le maglie dei controlli dovessero ulteriormente stringersi ai confini con Austria e Francia, allora a Como la situazione non potrebbe che peggiorare».

Negli ultimi 40 giorni, la questura ha controllato 6mila persone in tutto il territorio della provincia, ha proceduto a 22 arresti,ha indagato a piede libero 59 soggetti procedendo a sei espulsioni dal territorio nazionale. Ci sono, rileva ancora il testo della mozione, oggettive difficoltà di «controllo documentale e di identificazione a cura delle forze di polizia, che debbono fronteggiare, particolarità delle città di frontiera, anche il fenomeno criminale dei cosiddetti “passatori di uomini”, o “passeur”, dediti al traffico di migranti irregolari verso la Confederazione elvetica, e spesso muniti di documenti falsi».

L’approfondimento su “La Provincia” di lunedì 21 agosto

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