Como, sindrome d’assedio in Comune
«Non parlate con nessuno»

Circolare del segretario generale indirizzata a dipendenti e dirigenti - Ordine tassativo: «Tutti zitti». Il motivo? Non sono piaciute le ultime notizie

Como

Neanche lavorasse alla Dia di Palermo - dove il segreto istruttorio è una faccenda terribilmente seria - il segretario generale del Comune Andrea Fiorella ha indirizzato ieri a tutti i dipendenti e a tutti i dirigenti del palazzo un promemoria di ammonimento che recita così: «Gentili, egregi, poiché si è verificato che gli organi di stampa abbiano riportato notizie riguardanti procedimenti amministrativi in corso di svolgimento, è mio dovere richiamare tutti coloro in indirizzo al rispetto dell’obbligo del segreto d’ufficio, avvisando che ogni comportamento contrario sarà perseguito a norma di legge».

Il contesto: alcuni componenti della giunta - in particolare l’assessore Elena Negretti, che fonti interne ci dicono particolarmente inferocita - hanno scatenato in queste ore una vera e propria caccia al maledetto, cioè al dipendente reo di avere svelato a La Provincia o a qualche altro organo di informazione, alcuni “segreti di Stato”, quali, per esempio, la blindatissima data fissata per la presentazione del nuovo progetto per le paratie, oppure il posticipo dell’apertura del posteggio in Ticosa, notizie che chissà per quale motivo la giunta avrebbe voluto tenere tutte per sé.

Lungi dal volersi issare su una cattedra - pratica oggettivamente detestabile - in Comune dovrebbero sapere che da anni la trasparenza amministrativa rappresenta un principio inalienabile nella vita degli enti pubblici, e più che mai di quelli locali, teoricamente così vicini, anche fisicamente, alle comunità sulle quali sovrintendono e che in qualche modo governano.

Per la cronaca, e non per cerchiobottismo, è giusto rilevare che quello di chiudere la porta è un difetto comune anche alle amministrazioni precedenti, senza distinguo di colore politico. Nessuno, però, si era mai sognato di metterlo per iscritto, minacciando ritorsioni, sia pure perfettamente a norma di legge.

E insomma, avrebbe avuto più senso che sindaco, assessori e segretari comunali avviassero un’indagine interna per chiarire i motivi per cui nessuno, a palazzo, spiega mai un tubo di niente. La chiamano sindrome da accerchiamento.

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