Stranieri minorenni nati in Italia
Con lo “ius soli” 7mila comaschi in più

La legge in discussione in Parlamento sul diritto alla cittadinanza. Ma il trend di arrivi dai paesi stranieri nelle nostre scuole è crollato dal 10 allo 0,6%

Como

Se passa lo “ius soli” la nostra provincia avrà 7mila cittadini italiani in più.

In questi giorni è in discussione in Parlamento la legge per riconoscere la cittadinanza italiana alle nuove generazioni di stranieri nate e cresciute qui, nel comasco potrebbero essere interessati tra i 6500 e i 7000 giovani. Infatti sui banchi delle nostre scuole siedono 8783 studenti con cittadinanza non italiana, questo secondo gli ultimi dati messi a disposizione dell’anagrafe ministeriale degli alunni riferiti al 2016, un dato che corrisponde al 10,8% della popolazione studentesca totale.

Il 62,4% di loro, quindi 5481 alunni, è nato in Italia, magari proprio all’ospedale Sant’Anna. Questi stranieri sono molto piccoli, la fetta più importante si colloca nell’età della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. Visti i meccanismi non automatici della legge, aggiunti i nuovi nati non ancora inseriti nei cicli scolastici e sommate le poche centinaia di stranieri tra i 18 e i 20 anni, è lecito supporre che, se passasse la legge, potrebbero fare richiesta per ottenere la cittadinanza italiana tra le 6500 e le 7mila persone. È un numero comunque molto limitato per una provincia che conta 600mila abitanti, è circa l’1%.

Ma come funziona esattamente la legge chiamata ius soli? «Intanto occorre dire che dal 1992 la cittadinanza italiana viene già riconosciuta agli stranieri nati in Italia e che in Italia hanno vissuto continuativamente fino al compimento di 18 anni – spiega Xavier Palma, studente salvadoregno dell’Insubria di Como e fondatore dell’associazione “Italiani senza cittadinanza” - Quanto alla nuova legge sono previsti tre meccanismi. Il primo è uno ius soli temperato: chi nasce qui può diventare italiano a patto che i genitori abbiano un permesso di lungo periodo, quindi devono risiedere in Italia da almeno cinque anni e devono avere un reddito stabile. Il secondo è lo ius culturae: può chiedere la cittadinanza chi è arrivato in Italia prima del compimento dei 12 anni ed ha completato un intero ciclo di studi, come ovvio i genitori devono essere in regola. Infine, gli stranieri tra i 12 e i 18 anni non compiuti possono arrivare alla cittadinanza dopo aver abitato in Italia continuativamente per almeno sei anni, se però hanno frequentato le scuole conquistando un titolo di studio».

La legge non è automatica, occorre presentare domande e riguarda solo chi ha oggi meno di 20 anni. L’obiettivo dunque è normalizzare la situazione dei tanti stranieri nati e cresciuti qui.

Sempre meno stranieri

La finalità non sembra nemmeno quella di creare una fucina di nuovi italiani, infatti sui banchi comaschi dal periodo post crisi arrivano sempre meno alunni stranieri. Nei primi anni 2000 il tasso di crescita degli alunni con cittadinanza non italiana era anche al di sopra del 10% all’anno, adesso siamo a un +0,6%, questo perché nonostante le grandi migrazioni per le emergenze globali qui decidono di rimanere sempre meno persone, anzitutto per scontate ragioni economiche, manca il lavoro.

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