Tasse e turismo
Lo spettro del “nero”
dietro le case vacanza

Airbnb rifiuta di fare da sostituto di imposta. Eppure, secondo gli albergatori, dietro il business si nascondono grandi società: «Rispettino le regole»

Il turismo a Como vive una stagione particolarmente fortunata. La scorsa estate ha fatto segnare diversi record, anche per le realtà ricettive più piccole.

Il paradosso è che quasi tutte queste micro strutture lavorano con i colossi della rete come Airbnb che si rifiutano però di fare da sostituto d’imposta. La conseguenza? Dietro a questo mondo potrebbe celarsi un importante sommerso. Il Governo da giugno ha introdotto l’obbligo della cedolare secca al 21% per gli intermediari immobiliari. Il meccanismo, in teoria, è semplice. Tutti i portali online come Airbnb, booking o homeaway, devono operare in automatico la ritenuta del 21% sugli affitti delle locazioni brevi, non oltre i 30 giorni, incassati e versati ai locatari. Tradotto, le tasse le deve pagare direttamente il portale online, non il singolo gestore della casa vacanza. È un chiaro tentativo di far emergere il nero.

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