Un gestaccio al giudice d’udienza
La Cassazione castiga l'avvocato

Roberto Simone avrebbe divaricato indici e pollici: «ti faccio un c. così». Venti giorni, pena sospesa. Ma il legale: «Mai fatta una cosa del genere, errore giudiziario»

Un gestaccio da caserma avrebbe vilipeso la sacralità della mitica “Aula Papiniano”, così come il giudice Beniamino Fargnoli ottenne di chiamare la prima sala a destra al piano terra di palazzo di giustizia, teatro di migliaia di processi penali.

Un gestaccio ancor più sorprendente perché il suo autore sarebbe nientemeno che Roberto Simone, 75 anni, fratello di un ex sindaco, toga di lungo corso e consolidato prestigio, che secondo tre gradi di giudizio sarebbe incorso in un infortunio davvero curioso e costato piuttosto caro, per un penalista: venti giorni con la condizionale per «oltraggio al giudice d’udienza».

Per la descrizione della cosiddetta condotta criminosa - considerata la delicatezza in fatto, in diritto e soprattutto in linguaggio dei segni - meglio attenersi al capo d’imputazione, così come ricostruito dal giudice di Cassazione Massimo Ricciarelli: «in attesa del processo che lo avrebbe visto direttamente impegnato, dopo essere intervenuto a sostegno di altro legale, manifestando il proprio dissenso verso la conduzione del processo da parte del magistrato e sottolineando che costui non consentiva l’esercizio della difesa, si era voltato sulla destra verso il pubblico, composto anche da avvocati, facendo con le mani il gesto, caratterizzato dai pollici ed indici aperti, dal chiaro significato “ti faccio un... così”.

«Apprendo da voi della Cassazione - racconta uno sconsolato Simone - la sentenza non mi è stata ancora notificata. Ribadisco di non aver mai fatto quel gestaccio, confermo che si tratta di un errore giudiziario».

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