Un parco urbano a San Martino
40 anni di abbandono, Como ci riprova

Gli enti locali tornano a chiedere i fondi alla Fondazione provinciale comasca - E potenziano natura e progetto di “forest teraphy”

Il progetto per fare del San Martino un parco urbano non ha ottenuto gli sperati finanziamenti, ma il proponente capo fila, il parco della Spina Verde, vuole tentarci ancora.

Lo scorso settembre a Palazzo Cernezzi era stato presentato un ambizioso progetto per aprire il bosco dell’ex ospedale psichiatrico, abbandonato da 40 anni, ai cittadini. Con un milione e 120mila euro si volevano realizzare dei percorsi nel verde per i comaschi e i turisti, anche per finalità terapeutiche. Si trattava di una riqualificazione imponente degli otto ettari del San Martino con un approccio di conservazione forestale. Il bando della Fondazione Cariplo però ha finanziato altri progetti lombardi.

«Purtroppo è così – spiega Giorgio Casati, il presidente del parco Spina Verde – ci riproveremo però, magari sotto un’altra veste, ritagliando e rimodulando il progetto. A breve sempre la Fondazione Cariplo offrirà delle nuove possibilità di finanziamento. L’obiettivo sul parco del San Martino era quello di restituirlo alla città, anche con funzioni legate all’aspetto sanitario, oggi si dice “forest teraphy”; è un elemento che potremmo potenziare. Quel territorio infatti oggi fa ancora parte del mondo della sanità. Dobbiamo ridefinire invece gli aspetti connessi alle reti ecologiche, alle altre aree verdi limitrofe».

Erano previsti degli interventi anche nelle zone verdi della Valmulini, di Oltrecolle e di Cardano. Oltre alla Spina verde e al Comune di Como la riqualificazione del San Martino era sostenuta dall’Asst Lariana e dall’Ats Insubria, gli enti proprietari dell’intera area, dall’Ersaf e dalla Regione Lombardia. «È proprio perché si trattava di un progetto collegiale che spero riusciremo presto a portarlo lo stesso avanti – dice ancora Casati – i presupposti sono buoni. Per il momento, sempre grazie alla Fondazione Cariplo, possiamo entro Pasqua festeggiare l’inaugurazione della riqualificata ex polveriera di Albate che ospiterà un centro ambientale con un servizio bar aperto al quartiere e alle manifestazioni».

Cosa resta invece dentro al San Martino? L’Ats già dall’anno scorso ha dato mandato per la cura del verde alla cooperativa sociale Arca, che nei locali ristrutturati sulla discesa della provinciale per Lecco segue dei giovani dipendenti da patologie e li aiuta a tornare a lavorare. Buona parte della collina risente però di scarsa manutenzione. Rimangono pochi servizi dell’Ats, il centro ricreativo dei lavoratori, un’aula magna. L’hospice per le cure palliative ai malati terminali è immerso in un’oasi di tranquillità, c’è una chiesa frequentata dalla comunità ortodossa. Le restanti ville dell’azienda sanitaria, villa Silvia e villa Chiara a ridosso dell’Insubria e del Setificio, sono ammalorate.

Qui il Politecnico voleva costruire un campus, ma è un’idea che è completamente naufragata. Il bosco urbano per ora invece resta un progetto chiuso nel cassetto.

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