«Virus, tregua lontana
La mascherina?
indossiamola sempre»

Domenico Santoro, medico infettivologo: «Autunno e inverno sono ancora un’incognita»

C’è un fenomeno di contagi di rientro da alcuni Paesi esteri. Questa è una delle preoccupazioni più attuali in tema Covid alla fine delle vacanze.

Domenico Santoro, infettivologo comasco, aveva già suggerito ai lettori, nelle scorse settimane, di rilassarsi al lago o sulle nostre montagne? vicine. «Sì, perché in alcune nazioni straniere il contagio corre più veloce. Sono ad una fase epidemiologica diversa rispetto a noi. La segnalazione dei nuovi casi positivi infetti e infettanti di ritorno dai viaggi sconta due differenti condizioni. La prima è il senso di libertà delle singole persone. In vacanza, nel relax, possono crearsi le condizioni per seguire dei comportamenti privati meno attenti e coscienziosi. La seconda è invece l’attenzione posta dai paesi esteri, dalle istituzioni di alcune nazioni. Dove magari rispetto all’Italia c’è un rigore minore, con regole su mascherine e distanze meno severe.

E la lunga attesa per un tampone in Lombardia?

I tamponi restano in termini di attendibilità uno strumento sicuro e affidabile per l’individuazione del virus. È indubbiamente una delle nostre armi più importanti. E però, sempre in tema di vacanze, negli aeroporti, oppure anche in vista del ritorno a scuola per insegnanti e bidelli, ora si guarda anche ai test rapidi con la goccia di sangue prelevata dal dito. Pur con un livello di approfondimento minore sono dei test più veloci, quasi istantanei. Per l’esito servono pochi minuti e non giorni. Ci si può accorgere così più facilmente dei portatori del virus sani, senza sintomi. Quando rispetto alle prime settimane per contrastare il Covid ci si focalizzava soprattutto su febbre e tosse. Ora le strategie si stanno modificando con il cambiamento dell’andamento epidemiologico. Dunque il test rapido eseguito su un gran numero di persone mi pare un’indicazione di massima efficace per raggiungere subito il contagio.

E se poi con l’autunno tornassero i sintomi?

Modificheremo ancora le strategie. Le azioni devono essere fluide e misurate alla situazione da fronteggiare. All’inizio avevamo delle polmoniti, adesso persone contagiose che nemmeno sanno di avere in corpo il virus. Serve appropriatezza.

Con il ritorno a scuola rischiamo grosso?

Vede, a distanza di parecchi mesi occorre trovare un equilibrio socio sanitario. È necessario. Il primo lockdown è stato completo. È stato un blocco forte che ha determinato dei risultati importanti. Adesso però ci sono dei prezzi da pagare. Economici, ma anche scolastici, relativi all’istruzione. Spero che le misure in fase di studio per il controllo e l’intercettazione del virus a scuola siano puntuali. Mi riferisco ancora ai test rapidi più che alle distanze. Immaginando che le distanze in particolare alle materne e alle elementari siano difficili da mantenere. Lo sanno bene genitori e nonni che hanno figli e nipoti piccoli. La necessità di contatto e aggregazione nella fascia pre adolescenziale è forte. Test e screening rivestono una importanza maggiore. Anche nel personale scolastico e negli educatori, ricordando che sintomi e contagiosità nei più piccoli paiono essere molto deboli.

E per quanto riguarda autobus e trasporti pubblici?

La domanda va posta a chi firma le ordinanze. Togliere le distanze sulle corse scolastiche, parlare di un tempo limite sotto al quale non c’è contagio, solleva molti dubbi assai leciti. Il rischio così per me esiste. Poi certo ci sono problemi pratici di risorse, per aumentare i mezzi, aggiungere bus di linea, Non sono problemi facili da risolvere.

Suggerimenti?

Scaglionare ingressi e uscite. All’inizio era una delle chiavi più consigliate, adesso mi pare che sia passata in secondo piano. Dividere gli utenti, negli istituti come nelle grandi aziende, serve a ridurre la concentrazione e quindi il contatto.

Ma a parte i bambini?

Bisognerebbe concentrarsi maggiormente sugli adulti che, guardando a quel che accade nel paese, non sempre hanno atteggiamenti rispettosi. Anche i giovani, senza volerli paternalmente incolpare, debbono usare coscienza guardando alla movida e alle serate in compagnia. Detto che il recente uso della mascherina imposto dalla sera nelle piazze più affollate sconta un problema: il virus non lavora solo la notte. L’indicazione dovrebbe essere valida sempre, anche di giorno. Il rischio droplet esiste ed esiste anche all’aperto.

Decessi e ricoveri però sono quasi a zero, non stiamo esagerando?

Ripeto, lo scenario epidemiologico è cambiato e cambierà ancora. Abbiamo superato una prima fase critica in termini di costi sanitari, di morti e di ammalati gravi. Ora non più, i quadri sono in buona parte asintomatici o con pochi e lievi sintomi. Autunno e inverno restano però un’incognita. È un fatto del resto che il virus circoli ancora. C’è, non è scomparso. Quindi dobbiamo essere in grado di individuare i nuovi focolai con immediatezza, senza attendere come a marzo una nuova e forse allora ignota diffusione. Anche perché personalmente ho la netta impressione che il virus ci accompagnerà ancora, magari con numeri più bassi, ma starà con noi ancora per un bel po’.

© RIPRODUZIONE RISERVATA