Cultura e Spettacoli
Lunedì 01 Febbraio 2010
Bocca, Berlusconi e gli italiani
"Vi racconto un Annus Horribilis"
In un'intervista esclusiva a "La Provincia", il decano dei giornalisti italiani - classe 1920 - spiega perché ha intriso di pessimismo il suo ultimo libro, edito in questi giorni da Feltrinelli.
di Davide G. Bianchi
Impossibile presentare Giorgio Bocca. Meglio dire semplicemente che in questi giorni esce con Feltrinelli il suo ennesimo libro, Annus Horribilis. Di cosa parla? Di Berlusconi e degli italiani: “Perché gli italiani temono un ritorno a qualcosa di molto simile al fascismo? Perché si conoscono, perché dai rapporti di ogni giorno con il loro prossimo sanno di essere una somma di piccoli autoritari in potenza”, dice un passaggio dell’introduzione.
Con la veemenza di cui solo lui è capace, Bocca racconta ancora una volta le contraddizioni italiane, i limiti del nostro paese, con gli umili che, nel loro piccolo, replicano i peggiori comportamenti dei potenti: “E allora diciamo una buona volta che come società nazionale siamo ancora dei poveri, con il modo di pensare dei poveri: tiriamo a campare, del doman non v’è certezza, spartiamoci quel poco che c’è, se i più furbi rubano in grande noi approfittiamo degli avanzi del loro banchetto.”
Ma al centro del libro c’è pur sempre lui, il Premier.
Berlusconi, sempre Berlusconi. E’ davvero un problema per la democrazia italiana?
Certamente.
Perché?
Perché sta trasformando lo Stato parlamentare in una democrazia autoritaria.
Non le sembra di esagerare?
Per niente. Sappiamo che oggi non esistono più le dittature vere e proprie; la democrazia autoritaria non nasce da un colpo di stato, ma da una serie di cambiamenti, pezzo a pezzo, che sovvertono gli equilibri dei poteri, assegnando al capo del governo prerogative che non dovrebbe avere, nello stesso tempo rendendolo immune da controlli a cui dovrebbe essere sottoposto in un normale regime democratico. Non sono soltanto io a dirlo: Sartori, per esempio, l’ha spiegato molto bene in numerosi editoriali pubblicati dal Corriere della Sera.
Gianpaolo Pansa ha dichiarato che dopo la fine politica di Berlusconi, sopravviverà il berlusconismo: lei è d’accordo?
Non mi capita mai di essere d’accordo con Pansa.
In ogni caso è difficile negare che Berlusconi sia un uomo abile e capace, non trova?
Lo è certamente ma non è questo il punto. E’ un uomo d’azione, un imprenditore di successo. La sua storia personale lo testimonia, come dimostra che abbia sempre privilegiato metodi sbrigativi, senza remore nei confronti della corruzione. Del resto, se lo faceva anche Mattei guidando l’Eni figuriamo i capitalisti di oggi…
Non riesce neppure a trovare un merito a Berlusconi?
Il suo più grande capolavoro è quello di andarsene in giro raccontando un sacco di balle per vendere la propria merce, come facevano i commessi viaggiatori di un tempo. Dice che l’Italia è ai primi posti nella classifiche internazionali, e un sacco di altre sciocchezze del genere. Se andiamo a vedere però scopriamo che rispetto ai migliori esempi di civiltà – servizi pubblici, ambiente, distribuzione del reddito, adempimenti fiscali, ecc… – ci collochiamo sempre oltre il trentesimo posto! Il paese non è mai stato in ritardo come oggi, ed è questo il vero danno che la destra sta producendo, per riparare al quale ci vorranno decine d’anni.
E gli italiani? In fondo sono loro a volere Berlusconi…
Certo, il problema sono gli italiani, più che Berlusconi. Fanno poco, anzi niente, per impedirgli di nuocere. Sono ligi al nuovo Sultano, si occupano poco della vita pubblica, pensano solo a se stessi… Gli italiani sono tutto, fuor che democratici. In loro i principi contano sempre meno degli interessi.
Perché?
E chi lo può dire! Forse perché non abbiamo avuto la Riforma protestante, che altrove ha alzato il livello etico dei comportamenti, o almeno ha reso più esigente il senso comune.
Gli italiani però si distinguono nei momenti più difficili: su questo credo sarà d’accordo…
Sì. Sono bravissimi nella solidarietà, danno il meglio di sé nei momenti peggiori, di fronte alle grandi difficoltà, nelle catastrofi. Durante l’occupazione tedesca sono stati grandiosi; quello che non sanno fare è l’ordinaria amministrazione, le cose normali.
Torniamo alla politica: Fini le piace?
Per niente. Lo trovo uno delle manifestazioni più curiose del trasformismo italiano. Dopo che in passato è stato il delfino di Almirante, oggi ci viene presentato come il custode della democrazia. In realtà credo che cerchi soltanto di succedere a Berlusconi con scaltro opportunismo.
La sinistra? La Sua sinistra?
Fa ridere, non è mai stata messa così male. Il caso della Puglia lo dimostra clamorosamente. Al di là di questo penso, però, che la Globalizzazione abbia sottratto a tutta la sinistra quote di potere destinate ad essere perse per sempre.
Si spieghi meglio….
Nel mondo globalizzato la politica è diventata impossibile. L’obiettivo della sinistra è sempre stato quello di controllare la produzione. Già aveva perso molto terreno con l’automazione dei processi, che avevano tolto lavoro all’uomo per darlo alle macchine; con la Globalizzazione è avvenuto il resto, e cioè che le fabbriche vengano portate nei paesi in cui il costo del lavoro è più basso, cosicché il problema è risolto in partenza. E senza le fabbriche la sinistra non conta più niente, c’è poco da fare.
Lei sembra molto pessimista. Non vede neppure un raggio di sole nel presente?
Non sono pessimista. Descrivo ciò che vedo, purtroppo.
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