"Comaschi, le opere d'arte
non sono solo vostre..."

Dopo aver appreso, dalle pagine culturali de "La Provincia", che sarà Rancate a ospitare la mostra dei suoi "tesori" semi-sconosciuti (quadri di Luini, uno stendardo etc) perché il Ticino ha pagato i restauri, mentre sul Lario non si sono trovate risorse, sono giunte al quotidiano alcune lettere. Uno studioso criticava i colleghi milanesi per non aver riconosciuto ai comaschi l'attribuzione di un quadro della Pinacoteca a Dosso Dossi. In breve, s'è innescata una polemica che conta una nuova, autorevole puntata. Ci scrive Marco Tanzi, professore di Storia dell'arte all'Università di Lecce. In allegato, le precedenti prese di posizione.

<+G_SQUARE><+G_CORSIVO>Spiace che il professor Fasola se la sia presa tanto per un passo secondario dell'intervista a Giovanni Agosti sulla mostra di Rancate. Anch'io ignoravo che l'attribuzione a Dosso Dossi del Ritratto di Nicolò Leoniceno in pinacoteca fosse sua, perchè la pubblicazione "scientifica" del dipinto spetta a Marco Jellinek nel corso del convegno padovano del 2001 sul pittore. Nel testo a stampa del 2007, Jellinek comunque ricorda, in corso di pubblicazione, un intervento di Bruno Fasola. D'altra parte l'attribuzione del 1977 non è citata nemmeno nel catalogo delle mostra Collezioni Civiche di Como: proposte, scoperte, restauri, fatta a Como nel 1981, che avrebbe dovuto tenere conto del prestigioso riferimento. Non vedo però scorrettezze di Jellinek: per quanto ci si sforzi, non sempre è possibile conoscere quanto, anche di buono, si pubblica su testate locali, che non hanno una diffusione capillare extra moenia. Quello che spiace di più, tuttavia, è che il professor Fasola abbia un volume bloccato dal 1987 al Poligrafico dello Stato: è inammissibile tenere fermo un libro per un quarto di secolo; decisamente frustrante. D'altra parte è un po' triste protestare se nessuno lo cita, questo libro. Ma non c'è proprio nessuno a Como - istituzioni pubbliche, una banca, sponsor privati - che si voglia prendere a cuore il problema e, fuor di metafora, cacci i soldi per pubblicarlo? Un fatto che conferma - mi sembra, ma sono di parte - le posizioni di Agosti. Si insinua però, più inquietante, l'impressione della lesa maestà: un forestiero, che da Milano viene a farci lezioni "inaccettabili" sul "nostro" patrimonio! Solo i comaschi possono studiarlo, questo patrimonio? Io sono di Cremona ma insegno a Lecce dal 1995: devo chiedere il permesso di soggiorno per studiare l'arte a Como? I due Luini, il San Sebastiano di un estroso maestro del '500 e lo stendardo del Duomo; le grandi ante e la Madonna di Palazzo Vescovile, pubblicata di recente come di ubicazione sconosciuta, comunque, sono lì a testimoniare che a Como c'è ancora un patrimonio straordinario dimenticato o studiato male. Cito un paio di altre novità lariane emerse per la mostra: l'Assunta del 1488 di Andrea De Passeris oggi a Brera non era sull'altare Tridi in Santa Tecla a Torno, come si continua a ripetere, sbagliando - perché nessuno è mai andato a controllare -, da oltre un secolo; l'arazzo Rusca del Musée des Arts Décoratifs di Parigi con Giulio Cesare che riceve la testa di Pompeo trova date precise e l'autore del cartone. Ma tutte queste novità, alla luce delle considerazioni espresse da Fasola, saranno considerate aggiunte considerevoli alla storia dell'arte a Como o inaccettabili ingerenze?

(* Università di Lecce)

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