Como, Guglielma e l’intuizione di Mary

In “Valperga” (1823) Shelley associa il Lario alla santa eretica. Quattro i suoi libri “comaschi”, compreso il celebre “Frankenstein”. Il 3 settembre le sarà intitolata una via a Ossuccio che si inaugurerà con una passeggiata letteraria

“Mary Shelley e le altre. Grandtouriste sulla Greenway” è il titolo della passeggiata che domenica 3 settembre, fra Lenno e Ossuccio, porterà a scoprire non solo luoghi incantevoli, come le chiese di San Giacomo e Santa Maria Maddalena aperte per l’occasione, ma anche
le opere dedicate al Lario da Mary Shelley e altre autrici. Al termine si inaugurerà “via Mary Shelley”, nome che il Comune di Tremezzina ha deciso di attribuire a un tratto della Greenway al confine con Sala Comacina, in virtù della grande attenzione che la scrittrice inglese ha riservato al lago di Como nella sua vita e nelle sue opere. Info e iscrizioni: https://shelley greenway.eventbrite.it

Ci si può innamorare del lago di Como anche senza esserci mai stati, come la pittrice americana Sophia Peabody, che nel 1839 donò al futuro marito, lo scrittore Nathaniel Hawthorne, due vedute lariane, copiate, come abbiamo dimostrato in altre occasioni, dalle stampe del “Viaggio pittoresco”, pubblicato nel 1822 dallo svizzero Wetzel. Però che una delle scrittrici più importanti di ogni tempo, Mary Shelley, lo abbia inserito nei suoi tre romanzi più significativi, dopo esserci stata fino a quel momento solo per un weekend a 19 anni, qualche impressione la desta. Anche perché non sono citazioni di circostanza, bensì prove che l’autrice ha saputo ascoltare il “genius loci”.

Lettrice dei Plinii

La scoperta di Como è avvenuta in primis attraverso la lettura e la traduzione delle opere dei Plinii, cui Mary e il marito Percy avevano atteso durante l’estate del 1816 passata con Lord Byron a Villa Diodati sul lago Lemano. Non a caso, fin da prima edizione di “Frankenstein” (1818) Plinio il Vecchio viene indicato tra le letture preferite dello scienziato eponimo. Ma dopo il weekend comasco, il Lario entra in grande stile nella terza edizione (1831), in cui la sorellastra e futura moglie del protagonista, Elizabeth, diventa una trovatella adottata dai suoi genitori durante una gita sul lago di Como, dove abitava in un tugurio di contadini, perché il padre patriota era stato arrestato dagli austriaci che gli avevano pure sequestrato la villa. Nel quinto capitolo del libro, quella stessa villa, restituita al rivoluzionario graziato dall’imperatore, diventa la meta della luna di miele di Frankenstein ed Elizabeth. L’entusiasmo per il Lario crebbe, in Mary Shelley, di pari passo con quello per i patrioti che intendevano ridare unità e libertà all’Italia, una delle due incubatrici della cultura europea (per l’altra, la Grecia, Byron sacrificò la a vita). Nel 1844, infatti, pubblicherà “Rambles in Germany and Italy”, resoconto dei suoi viaggi scritto per raccogliere fondi a favore dei carbonari. Un tomo è dedicato quasi interamente ai due mesi trascorsi sul Lario nel 1840 ed è stato pubblicato per la prima volta in edizione italiana nel 2020 con il titolo “A zonzo sul lago di Como”, a cura di chi scrive e di Claudia Cantaluppi per Sentiero dei Sogni.

Il luogo prediletto di Mary è la villa Pliniana di Torno, dove non a caso ambienta l’unica parentesi idilliaca vissuto dai protagonisti del romanzo apocalittico “L’ultimo uomo” (1829). Di tutto questo avevamo già dato conto. Stavolta vogliamo concentrarci su “Valperga”, opera di cui ricorre il bicentenario. La vicenda narrata si svolge all’inizio dell’epoca delle Signorie, su cui la Shelley si è documentata leggendo innumerevoli autori italiani. Se i due protagonisti principali, Castruccio ed Eutanasia, che incarnano due modi diversi, maschile e femminile, di intendere la vita e il potere, sono radicati in Toscana, vi è una terza figura, Beatrice, che invece proviene dalla Lombardia. Un personaggio di invenzione, ma che Mary fa nascere da una donna vera, Guglielma di Boemia, eretica per la Chiesa, che ne bruciò i resti nel 1300 a Milano insieme a tre seguaci vivi, ma celebrata come santa a Brunate, dove nella parrocchiale si conserva l’unico suo “ritratto” sfuggito all’Inquisizione, nonché oggetto di diversi saggi negli ultimi anni, dopo che è stata rivalutata come antesignana della parità di genere e del dialogo interreligioso.

Nel romanzo, Mary Shelley scrive che fu Maifreda da Pirovano, la “papessa” che fece precipitare le attenzioni del Sant’Uffizio sui Guglielmiti celebrando la messa di Pasqua del 1300 (pratica interdetta alle donne ancora oggi), a mettere in salvo Beatrice. Questa la narrazione attribuita alla stessa Maifreda: «Quando venni a conoscenza che Andrea Saramita e gli altri nostri discepoli erano stati catturati, fui colta dal terrore per la sorte di questa bambina. [...] Sono meglio le selvagge fiere della foresta e le tempeste del cielo [...] di un uomo che va a caccia della preda! Così presi la bambina tra le braccia, un sacchetto con dell’oro e misi in una borsa delle provviste che avevo in casa. Appena fu buio mi affrettai da Milano verso la foresta che costeggia la strada verso Como [...]. Sapevo che una persona colpita dalla lebbra viveva nel cuore della foresta, un povero miserabile, che con un cucchiaio di legno e un piatto, chiedeva l’elemosina al lato della strada. [...] Sapevo che non avrebbero osato prenderla dalla dimora di un lebbroso. Non temevo il contagio: non è forse sua madre al di sopra di tutti i santi nel Cielo?»

L’inaugurazione della via

Per motivi analoghi, ovvero perché gli inquisitori non si sarebbero mai avventurati sui sentieri che portavano al monte sopra Como, secondo Barbara Newman, autrice di “The Heretic Saint: Guglielma of Bohemia, Milan, and Brunate” (2005), il dipinto di quella che i suoi seguaci ritenevano “incarnazione dello Spirito santo” (ma lei smentì sempre) sarebbe stato affidato alle monache brunatesi. Il reale legame tra Guglielma e i boschi comaschi è ancora oggetto di studi, ma Mary Shelley a suo modo lo intuì e, soprattutto, comprese per prima la modernità della “santa eretica”.

Fa piacere che questa attenzione della scrittrice inglese per il Lario sia stata colta anche da una pubblica amministrazione, il Comune di Tremezzina, che domenica 3 settembre le intitolerà un tratto della Greenway a Ossuccio. Sarà per noi (e per voi, se vorrete) l’occasione per ripercorrere sul campo luoghi, storie e opere di cui abbiamo scritto tante volte su queste pagine con la passeggiata creativa di cui trovate i riferimenti nella scheda a lato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA