Corre ancora la Locomotiva
Tutte le emozioni del Tenco

A Sanremo tre giorni per Francesco Guccini. Col teatro Ariston pieno

Com’è finita è quasi superfluo raccontarvelo. Con “La Locomotiva”, come da antica tradizione. Certo, a 75 anni Francesco Guccini non canta più, ma averlo sul palco – nelle serate in un teatro Ariston di nuovo pieno, a cena nelle notti del Dopotenco, negli emozionanti pomeriggi nella vecchia stazione di Sanremo diventata sede del club – ha fatto di questo Tenco 2015 un momento da incorniciare.

Tre giorni a celebrare il maestrone di Pavana, sempre più compreso nella parte del montanaro scontroso eppure via via costretto a sciogliersi, a emozionarsi, fino alla memorabile orazione funebre per Carlin Petrini – che è vivo e vegeto, lotta insieme a noi e rideva a crepapelle della goliardata dell’amico di sempre - con cui a tavola Guccini ha omaggiato il fondatore di Slow Food, che a sua volta gli aveva dedicato al pomeriggio una sorta di monumento alla memoria. Cose che succedono solo al Tenco, insomma, dove da quarant’anni cantanti, musicisti, giornalisti e appassionati della canzone d’autore si ritrovano in quella che sembra sempre più una riserva indiana dell’ironia e dell’intelligenza.

“Tra la via Aurelia e il West” è stata tutto questo, ma non solo. Tre serate di grande musica in teatro, tre intense giornate tra ricordi, parole e goliardia. Con un solo minimo comune denominatore, quello della qualità, con Enrico de Angelis direttore artistico, col “nostro” Antonio Silva maestro di cerimonie, col lavoro di decine di volontari che ancora una volta hanno fatto funzionare la rassegna della canzone d’autore.

Dov’era la tivù, viene da dire piuttosto, perché il servizio pubblico cose così dovrebbe mandarle in diretta, altro che i talent show (c’era RadioRai, per fortuna). E non si dica che sono cose da vecchi (e se anche fosse, chi ha più di cinquant’anni paga il canone e guarda ancora le televisioni generaliste tenendole in vita, mentre i ragazzi non se le filano). Perché sul palco dell’Ariston di talenti giovani se ne sono visti tanti, a cominciare dalla straordinaria Vanessa Tagliabue York, voce da brivido, brava quanto modesta, che ha trascinato il teatro con le sue interpretazioni di “Radici”, “Canzone quasi d’amore” e “Cirano”, arrangiate ed eseguite dall’orchestra sinfonica di Sanremo guidata stavolta dal mitico Vince Tempera, per una vita a fianco di Francesco nei concerti.

Le altre perle gucciniane di questo Tenco, a nostro personalissimo parere? Carmen Consoli che esegue “Il vecchio e il bambino” chitarra e voce con finale elettrico. L’emozionante “Bisanzio” affidata alla voce recitante di Roberto Vecchioni. L’apertura della prima serata con Vittorio De Scalzi e Mauro Pagani che duettano su “Auschwitz”. Il cantautore e rocker canadese Bocephus King – e qui c’è lo zampino di Andrea Parodi da Cantù, anche quest’anno in riva al mar ligure – che regala un’emozionante “Autogrill” e che fa saltare l’Ariston.

Avrà sorriso, da lassù, Luigi Tenco.

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