«Incomincia il mio viaggio
nel mondo di Schubert»

Intervista al pianista comasco Christian Leotta: da martedì al Sociale la sua nuova “integrale” in quattro concerti. Oggi in Sala Bianca un incontro di presentazione

Cresce l’attesa per l’inizio della nuova esecuzione integrale pianistica, stavolta dedicata alle Sonate di Franz Schubert, di Christian Leotta. La nuova maratona interpretativa inizierà in Teatro Sociale a Como martedì prossimo, 1 ottobre, ma Leotta ha ritenuto importante anticipare le quattro serate con un incontro di condivisione e presentazione, che si terrà alle 18 di oggi, domenica 29 settembre, in Sala Bianca del Sociale. L’incontro, a ingresso libero, è promosso e sostenuto dalla Libera Associazione Culturale Casa Brenna Tosatto – Tremezzina.

Con “Christian Leotta racconta Schubert” il pianista invita tutti a condividere il mondo schubertiano, le idee, le tematiche musicali, il momento storico in modo da vivere pienamente i quattro concerti del 1 ottobre, 3 novembre, 9 dicembre e 13 gennaio prossimi: entrare nel mondo schubertiano è tanto vertiginosamente interessante quanto non scontato, a detta di Leotta, pronto a condividere il suo studio, le sue emozioni, i suoi pensieri che qui inizia ad accennare.

Maestro Leotta, perché, dopo Beethoven, ha scelto di esplorare tutto Schubert?

Dedicarsi a Franz Schubert ha molto senso perché, nonostante tutto, rimane un autore sconosciuto. È un gigante che vanta quasi mille opere di catalogo, pressoché tutte compiute nonostante la brevissima vita: la somma delle 626 opere del catalogo K di “mister Wolfgang” e delle 140 opere di “super Ludwig” non raggiunge Schubert! Sono presenti capolavori infiniti: un’unica vera risposta al genio beethoveniano, che porta, attraverso Bruchner e Mahler, alla Seconda Scuola di Vienna.

È stata questa non conoscenza ad invogliarla, o altro?

Si parla spesso del “tedio romantico schubertiano”, a proposito delle Sonate.

È uno dei motivi, legato al fatto che le sue partiture di una complessità talmente inaudita che si comincia a comprendere solo dopo riletture ripetute. Un mondo a parte che distrugge ogni stereotipo e porta a galla la troppa superficialità avuta finora verso questo autore. Studiando ho scoperto che anche le due più insigni edizioni critiche a stampa tendono a uniformare le infinite possibilità di fraseggio delle disposizioni di ogni tema schubertiano: finora incomprese perché non adeguatamente studiatet! Lo stesso vale per le interpretazioni: con Beethoven c’è un rispetto religioso dell’infinito espressivo dei segni delle partiture, mentre con Schubert vengono prese libertà folli, neanche fossimo nel 1830 quando si pensava che, non essendo Schubert pianista, ci si dovesse prendere la briga di renderlo eseguibile. Deve essere fatta un’opera di analisi e riscoperta tutta da costruire per un genio talmente unico e profondo, che richiede uno studio lunghissimo solo per avvicinarsi al suo pensiero. Bisogna calarsi in questo mondo unico, dimenticare gli autori precedenti, perché Schubert non è assimilabile a nessun altro, pur essendo temporalmente vicino.

Come può il pubblico entrare in questo mondo e cosa lo affascinerà?

Ogni Sonata di Schubert è un mondo a parte. Bisogna semplicemente lasciarsi trasportare dal fluire infinito di suoni e di emozioni. Il messaggio poetico risulterà immediato: se Beethoven si rivolgeva all’umanità intera, Schubert, al contrario, parla all’intimo più profondo di ciascuno di noi. È una differenza immensa: con Schubert siamo di fronte a uno specchio della nostra anima. Qualcuno ha donato a Schubert le chiavi per aprire le porte del Cielo ma altrettanto di penetrare nel più intimo angolo ciascuno di noi scatenando emozioni fortissime. Anche per me come interprete: mi sono trovato più volte a dover interrompere lo studio perché rimanevo travolto emotivamente. La musica può andare nel profondo all’infinito, la tua anima ha un dialogo aperto con questo genio, con il suo dono così grande che lo isolò assolutamente. Mi sono fatto un’immagine personale di Schubert: mi dà l’impressione di un angelo, cacciato da Dio sulla terra, sublime oltre l’umanità, ancor più soprannaturale di Mozart, in una dimensione quasi mistico-religiosa.

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