«Virginia uno e due:
il mio show è doppio»

La brillante Virginia Raffaele porta martedì al Sociale il suo “Samusà”: in questa intervista ne anticipa i contenuti

Il suo talento poliedrico è capace di illuminare, da solo, spettacoli straripanti di sorprese. Ora torna al Teatro Sociale per un appuntamento fuori Stagione, che promette di divertire e di incantare. Parliamo di Virginia Raffaele, la popolarissima attrice che, martedì sera, 25 febbraio, alle 20.30, sarà nella sala comasca, protagonista di “Samusà”, il suo nuovo one woman show. Lo spettacolo, che fonde il lato più conosciuto di Virginia Raffaele, al più privato, è diretto da un nome di primissimo piano: Federico Tiezzi. Entrambi hanno collaborato alla stesura del testo, con Giovanni Todescan, Francesco Freyrie, Daniele Prato. Lo spettacolo è promosso da MyNina Spettacoli. I biglietti costano da 41 a 28 euro più prevendita. Parliamo dello show con la sua protagonista.

Virginia, se il suo precedente spettacolo teatrale metteva in luce la sua camaleontica capacità di calarsi in tante maschere comiche ed esilaranti, qui, con “Samusà”, ci spingiamo oltre. In quale direzione?

Sì. Questa volta, voglio portare in scena i due lati della mia identità di attrice. Da una parte c’è la Virginia che molti hanno imparato a conoscere, il lato più appariscente, in cui si affollano tante maschere. Dall’altra, cerco di proporre me stessa, il mio lato più privato e personale.

Una bella sfida…

Scrivere “Samusà” è stato un impegno, un vero e proprio parto! Ho lavorato a lungo anche solo per capire in che modo avrei dovuto mescolare le due anime dello show. Molte le possibilità, partendo dalla soluzione del monologo.

Questo non bastava?

No, alla fine ho scelto di mettere in scena la mia spontaneità, una sorta di flusso istintivo molto coinvolgente. Ogni sera, sul palco, mi sembra di raccontarmi a un gruppo di amici, senza barriere e reticenze. Lo faccio a modo mio, non solo con la parola, ma con tutti gli strumenti e i linguaggi di cui sono capace.

A dirigere questo “flusso istintivo” ha scelto un nome importante delle scene italiane come Federico Tiezzi. Con quale obiettivo?

Per tornare in teatro, ho scelto un uomo di teatro, dall’estetica importante. Sono felicissima di questa scelta. Federico ha preso la mia storia e l’ha trattate come un prezioso cristallo.

Dunque, il pubblico assisterà alle sue sagaci imitazioni, ma ci saranno anche momenti “senza maschera”. Quale prova è più difficile, per Virginia Raffaele?

Indubbiamente il secondo. In “Samusà” racconto di me stessa, della mia infanzia al luna park dei miei nonni, a Roma, della vita in una famiglia di artisti e giostrai. È stata una bellissima sorpresa anche per me che mi pongo in modo diverso al pubblico, pur non tradendo la mia vis comica.

Lo spettacolo porta in sé molte teatralizzazioni di vita vissuta.

Il pubblico entrerà nel suo luna park?

Sì e si divertirà in modo estremamente vario, tra un monologo, un balletto, un’imitazione e tante sorprese. Sarà come salire sulle giostre, ognuna diversa dall’altra, portatrice di emozioni sempre nuove e inaspettate.

Insomma, una proposta molto ricca?

Io sono innamorata delle contaminazioni e forse è merito proprio della mia storia e dall’esperienza del luna park. Lavorando con Federico Tiezzi, ci siamo divertiti come pazzi a mescolare i linguaggi e i generi, portando le nostre diversissime esperienze.

Tra le tante esperienze lavorative, come tv, cinema, doppiaggio, il teatro può essere quello più vicino alle sue origini?

In comune hanno, ad esempio, il continuo girovagare che mi piace molto perché mi fa sentire libera e nello stesso tempo protetta. E poi il rapporto diretto con il pubblico, ogni volta diverso. Lavorare al tiro a segno del Luna Park, intrattenere da quando avevo tre anni, essere sempre a contatto con le persone, mi ha aiutato a sviluppare l’empatia.

Si può dire che Virginia Raffaele è l’alternativa femminile a Fiorello?

Mi sembra un complimentone, perché da sempre sono sua fan. Forse, a parte i percorsi diversi, ci accomuna l’istinto di lanciarsi senza paracadute, di seguire l’istinto.

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