Dalla svastica sulla targa dell’Anpi ai colpi di punteruolo sulla teca del duce. A Giulino di Mezzegra il 28 aprile 1945 non passa mai

Tremezzina Gli interventi di condanna dell’associazione Nicollini, della Fiamma Tricolore e del sindaco Guerra dopo il vandalismo del 29 aprile

«Sono atti vandalici da condannare e contrastare con fermezza». Il riferimento diretto del sindaco Mauro Guerra è «alla svastica sul cartello dell’Anpi ed ora alla rottura del vetro con le foto e il ricordo di Mussolini e della Petacci».

Il cartello dell’Anpi e il libro stilizzato con le foto di Benito Mussolini e Claretta Petacci distano in quel di Giulino di Mezzegra l’uno una cinquantina scarsa di metri dall’altro dentro un contesto, quello dei “fatti di Giulino” del 28 aprile 1945, che sino all’aprile del 2012 vedeva unicamente la presenza della croce con la scritta “Benito Mussolini 28 aprile 1945”. Poi in concomitanza con l’annuale celebrazione religiosa era stata posata - con la benedizione di don Luigi Barindelli - l’effigie di Mussolini e della Petacci (era il 29 aprile 2012). A stretto giro, il 6 ottobre 2012, era stato poi inaugurato il cartello-targa dell’Anpi con quella frase particolarmente evocativa “La Resistenza italiana pose così fine al regime fascista”.

Cartello peraltro dato alle fiamme il 12 settembre 2017, con corredo di parole di dura condanna a tutti i livelli istituzionali. Da registrare poi sempre a Giulino di Mezzegra l’inaugurazione il 2 novembre 2019 di Largo Partigiani Tremezzini, fortemente voluto da Corrado Lamberti, figura simbolo dell’Anpi Centro lago, scomparso il 17 aprile 2020 dopo aver tenacemente combattuto contro il “male invisibile”, il Covid.

Mauro Guerra, sindaco di Tremezzina e figura di spicco del Partito Democratico, tornando all’episodio del vandalismo alla teca del duce di sabato 29 aprile ci ha tenuto però a marcare la differenza con il vandalismo al cartello dell’Anpi. «L’uno sfregia la storia con un simbolo dell’orrore e della disumanità, l’altro offende con un atto violento l’umana pietà».

Parole forti e cariche di molti significati, dunque. E a proposito del danneggiamento, è subito intervenuto per riparare la teca Primo Turchetti, presidente dell’associazione culturale “Mario Nicollini”, cui fa capo l’annuale celebrazione a suffragio di Benito Mussolini e Claretta Petacci, fissataper il 2023 - d’intesa con la Questura e con il parroco don Ferruccio Ortelli - per domenica 7 maggio alle 11.30. «I morti vanno lasciati in pace - le parole di Turchetti - In questi anni abbiamo sempre cercato di abbassare i toni e di non replicare alle polemiche, chiedendo - nel nome anche di quanto soleva ripetere don Luigi Barindelli e cioè che qui sono morte due persone e non due personaggi storici - di non alimentare nuove tensioni. L’appello è a tenere i toni bassi anche il prossimo 7 maggio. È un episodio deprecabile, che si commenta da solo e che fa il paio con gli adesivi affissi sulla targa di Sergio Ramelli a Como».

L’associazione culturale Nicollini e la Fiamma Tricolore formalizzeranno regolare denuncia ai carabinieri . Da capire per individuare il responsabile o i responsabili di questo gesto se il sistema di videosorveglianza intercomunale potrà essere utile alla causa.

«Si è perso ogni senso di civiltà e di sana educazione - la chiosa di Giampiero Castelli, della presidenza nazionale della Fiamma Tricolore - I morti vanno ricordati con rispetto, senza esaltazioni demagogiche. In occasione delle celebrazioni portate avanti negli anni in chiesa e davanti al cancello di Villa Belmonte si è sempre chiesto a tutti di non esasperare i toni. Quello avvenuto nelle ultime ore è un episodio davvero deprecabile, su cui mi auguro possa ben presto essere fatta piena chiarezza».

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