Funzionari svizzeri
Modificano Wikipedia
per sfottere i frontalieri

Da passatempo - peraltro assai inopportuno - a caso politico, con tanto di fastidiosi riflessi al di qua del confine. Sì perché la vicenda che riguarda “diversi funzionari pubblici” – caso sollevato dal sito “Ticinonline” – i quali durante il servizio «avrebbero passato il loro tempo a modificare le pagine dell’enciclopedia online wikipedia» ha anche risvolti comaschi.

Già, perché in una delle oltre 1100 modifiche effettuate da identificativi registrati da indirizzi riconducibili a Repubblica e Canton Ticino si cita, peraltro grossolanamente, la Val Cavargna ed i tantissimi lavoratori frontalieri che lì vi abitano.

Una premessa è d’obbligo: modificare le voci presenti su wikipedia – enciclopedia sostanzialmente libera – è possibile, anche perché ci si può registrare con nomi di fantasia (come avvenuto), pur in presenza di controlli o presunti tali da parte di un editor.

Tornando alla Val Cavargna, wikipedia la definisce «una delle zone più povere d’Italia» per il fatto che «la quasi totalità degli abitanti lavora in territorio elvetico e lì paga le tasse».

L’abile mano di qualche evidentemente ispirato dipendente o funzionario rossocrociato ha aggiunto al testo il seguente paragrafo «Ahah, pagano le tasse in Svizzera…ma per favore!». Frase inopportuna, peraltro pronunciata in un momento particolarmente complesso nei delicati rapporti di confine tra i due Paesi, con tanto di levata di scudi per parte italiana dopo le ultime notizie (non certo rassicuranti per frontalieri e Comuni di confine) rimbalzate dalla Svizzera.

Da segnalare che i social network sono bloccati sulle reti della pubblica amministrazione. Da qui forse la decisione di “buttarsi su wikipedia”. Tutto archiviato come una burla peraltro neppure troppo riuscita? Niente affatto. «Questi episodi denotano lo scarso senso civico di alcuni funzionari, che dovrebbero servire lo Stato con impegno, serietà e fedeltà: invece non hanno meglio da fare che rovinare la pagina dedicata ad un Comune», scrivono i deputati ticinesi Boris Bignasca, Paolo Pamini e Gianmaria Frapolli, che hanno chiesto al Consiglio di Stato di far luce sulla vicenda.

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