Lenno “scoprì” il cinema
Grazie ad Alberto Sordi

Il lungolago fu scelto come location del film “Una vita difficile” interpretato dall’attore romano Un tuffo nel passato nell’anniversario della nascita

Lenno, Tremezzina e il Lario omaggiano Alberto Sordi nel centenario della nascita, ricordato in Italia e nel mondo, che ricorre lunedì. Trasteverino doc, l’Albertone nazionale (definizione che, peraltro, pare non amasse particolarmente) ha legato inscindibilmente il suo nome al nostro lago grazie al film cult “Una vita difficile” per la regia di Dino Risi.

Già perché in quell’impareggiabile 1961 “Cinecittà” sbarcò nel salotto buono lennese, la piazza XI Febbraio e il lungolago con quel fascino che solo la cinepresa ai tempi poteva regalare.

Tra le pellicole da salvare

“Una vita difficile” - inserito a pieno titolo tra i 100 film italiani da salvare (si tratta, vale la pena rimarcarlo, delle “100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978”) - rimarrà nella storia e nel cuore dei lennesi e dei tremezzini. Alberto Sordi (alias Silvio Magnozzi) e Lea Massari (la bella Elena, nel film) incantarono il lago.

E c’è un altro aspetto su cui soffermarsi e cioè che molti residenti vissero il set non solo da comparse, ma - forti anche dell’innata verve laghée - da autentici “attori non protagonisti”. Lo ricorda bene Davide Van De Sfroos, il cui nonno materno - Giacomo Giavarini - interpretò con maestria il ruolo del prete che alle latitudini del lago era ed è ancora chiamato “sciur arcipreet”.

«Per alcuni giorni, dopo le riprese, il nonno perse la voce per l’emozione - confida a “La Provincia”, Davide Van De Sfroos - Ancora oggi è vivo il ricordo di “Una vita difficile” e questo perché il film aveva toccato tutto il paese, con Alberto Sordi, Lea Massari, Lina Volonghi presenti fisicamente sul posto. Considerato “Una vita difficile” un film di soglia. Lo ritengo un ritratto di un periodo ben preciso, che ci coinvolge ancora oggi per via degli affetti personali, considerato che in molti hanno avuto chi il nonno, chi la mamma, chi la zia - cito tre esempi - presenti durante le riprese».

E il cantante aggiunge: «Mi piace ricordare quel film come un dossier su quanto accadeva in Italia. Un cinema che guardato ancora oggi non stride perché riporta la memoria indietro a quel momento storico ben preciso sia come mezzi di trasporto sia come costumi, arredamenti e luoghi. Noi vediamo una Lenno come doveva essere ai tempi. Mio nonno era stato chiamato a interpretare il ruolo del prete, per la statura e la struttura. E come detto poc’anzi, per alcuni giorni dopo le riprese fece fatica a parlare, tanta era stata l’emozione. Alberto Sordi - con lui Nino Manfredi - è stato un compagno della nostra infanzia. Bello che a 100 anni dalla nascita, il suo ricordo abbia attraversato le generazioni, lasciando emozioni e tante altre positive sensazioni».

Immagini rarissime

“Una vita difficile” segnò di fatto l’inizio del lunghissimo feeling tra Lenno (il lago) e il cinema. Nel corso dei decenni, in molti hanno ricordato quei giorni magici. E’ il caso di Ettore Felli - memoria storica del territorio con le sue foto che suscitano sempre importanti emozioni - ed è il caso di Karl Jaenhe il cui padre Heinz è immortalato in una delle foto simbolo delle riprese, mentre in piazza cammina davanti ad un Alberto Sordi appoggiato ad un muro con la barba incolta. “Uno dei più bei film italiani di sempre. Ne sono ogni giorno più convinto” sottolinea Karl Jaehne. Ma di storie e di ricordi ce ne sarebbero tantissime, visto che Lenno e i paesi limitrofi fecero parte di quello spaccato di storia del cinema italiano. E una citazione d’obbligo la merita anche Alfonsina Cetti, che nel film non si limitò al ruolo di semplice comparsa, affiancando da “sorella di scena” Lea Massari.

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