«Lupo in montagna
nuovo incubo degli allevatori»

Val Cavargna L’allarme della Coldiretti dopo la denuncia della strage di 30 capre al pascolo sull’Alpe di Rozzo Il presidente Trezzi: «Sempre più soli »

«Anche questa notte terrò le capre chiuse nel recinto, come già avvenuto negli ultimi giorni. Non mi era mai accaduto nulla di simile dal ’94, da quando ho a che fare con le greggi. A inizio settimana le porterò in Val Rezzo, ad una quota più bassa. Dovessi lasciarle libere, il lupo e chissà cos’altro di certo tornerebbero a colpire» dice Carlo Panatti, che con la moglie Simona Maffioli gestisce l’Alpe di Rozzo, accogliente struttura di proprietà comunale sopra Cusino.

La denuncia che l’allevatore ha reso noto a “La Provincia” - «all’appello mancano almeno 30 capre. Le ha sbranate i lupo e forse in un paio di casi ci potrebbe essere di mezzo anche la lince» - ha fatto rumore.

«Ci mancavano anche i lupi. Allevatori ed agricoltori sono lasciati sempre più soli, in balia degli eventi. Siamo nel pieno di una grave emergenza, rappresentata dall’invasione - con annesso corollario di ingentissimi danni - dei cinghiali ed ora si apre un altro fronte, quello del lupo. Qui non servono i massimi sistemi, ma proposte e interventi concreti - tuona Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como-Lecco - Un allevatore che perde 30 capre non è una notizia che deve passare sotto traccia. Per la sua azienda rappresenta un danno importante, i cui effetti si sentiranno purtroppo nel tempo. Ho massimo rispetto della fauna selvatica. Ciò non significa però che per tutelare alcune specie, allevamenti e attività agricole debbano subite continue perdite di capi e danni».

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