Appiano: «Con le arnie
hanno bruciato la mia vita»

Lo sfogo di Eugenio Pedraioni, il pensionato vittima sabato di un incendio di natura dolosa. «In ognuna delle 62 casette c’erano almeno 15 mila api. Mai avuto problemi con nessuno, ma non è una ragazzata»

«Sessant’anni di attività con le api cancellati in poche decine di minuti. È un gesto da vigliacchi prendersela con degli animali, che non hanno colpa». Lo sfogo di Eugenio Pedraioni – 69 anni, pensionato – ancora sotto choc dopo il devastante incendio, di probabile natura dolosa, in cui sabato pomeriggio è andato distrutto oltre il novanta per cento del suo apiario all’interno del Parco Pineta, in via della Resistenza.

«Su 62 arnie, se ne sono salvate cinque, perché erano le prime della fila. Probabilmente il fuoco è partito dal centro e le prime della fila hanno subito meno danni, mentre tutte le altre sono bruciate – spiega Pedraioni –. Ero andato dalle api verso le 13 per dare da mangiare del candito (una pasta di zucchero e miele), per renderle più forti in vista della prossima fioritura dell’acacia. Me ne sono andato verso le 15 e tutto era in ordine. Intorno alle 17 mi hanno avvisato che stavano bruciando le arnie. Sono arrivato sul posto mentre i vigili erano ancora al lavoro. Di fronte a quel disastro e alle mie api tutte bruciate, non sono riuscito a trattenere le lacrime.È stato uno choc».

L’amarezza non è per il valore economico andato in fumo (circa 14.000 euro), ma per il lavoro di una vita. «E’ una passione che mi ha trasmesso mio padre Ugo», ricorda Pedraioni –

Nessun sospetto particolare, ma tanta amarezza. «Non riesco a capire perché abbiano fatto un atto del genere – prosegue Pedraioni – .Non ho mai avuto problemi con nessuno; nessuno mi ha mai detto che le mie api dessero fastidio. E’ un gesto da folli. Non credo sia stata una ragazzata. Poca gente sapeva dove avessi le arnie. Erano almeno quattrocento metri all’interno del bosco; passando, non si vedevano dalla strada».

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