Daniela, parte la cura Usa
«Grazie mamma, ma vorrei conoscerti»

Da oggi l’infermiera comasca abbandonata alla nascita inizia la nuova terapia. «In questi giorni emozione e spavento. Il desiderio di incontrarla ora è un vuoto doloroso»

«Sono emozionata e un po’ spaventata. Non ringrazierò mai abbastanza la mia mamma per avermi messo in condizione di tentare questa cura, ma sento che mi manca ancora un tassello. Il desiderio di conoscerla, in qualche modo risvegliato in me dalla necessità di sopravvivere, ora è un vuoto doloroso».

La ricerca

Daniela Molinari, l’infermiera comasca di 48 anni che l’inverno scorso aveva commosso l’Italia con la sua ricerca della madre naturale, inizia oggi la terapia sperimentale nella quale ha riposto le sue speranze di guarire dalla forma gravissima di tumore che l’ha colpita. La madre l’aveva abbandonata alla nascita al brefotrofio di Rebbio, ma solo con il suo Dna sarebbe stato possibile mettere a punto una terapia genica mirata.

L’appello di Daniela, rilanciato da tutti i media e i social, era stato pazientemente portato a l successo dal Tribunale dei minori di Milano, che dopo un iniziale rifiuto - la gravidanza era stato il frutto di una violenza in giovanissima età, mai superata - aveva convinto la donna a prestarsi in forma anonima a un prelievo di sangue.

Da allora, era primavera, i laboratori Usa hanno lavorato alla terapia che dovrebbe, sono parole di Daniela , «”correggere” l’errore cellulare» all’origine del suo male. Il piano di cura prevedeva il viaggio in Texas, al Cancer center di Houston, ma le condizioni fisiche di Daniela sono andate peggiorando, e qualche settimana fa un’ischemia cerebrale ha definitivamente messo fuori discussione il viaggio in aereo. Sono stati i medici americani quindi a venire in Italia, allo Ieo, dove oggi partirà la terapia della speranza, che durerà un anno e prevede una somministrazione ogni tre settimane, alternata alla chemio tradizionale.

«Non è una cura adatta a tutti i tipi di tumore: in questo senso purtroppo devo frenare gli entusiasmi di quanti, malati come me, mi chiamano per sapere se possono tentarla anche loro», spiega Daniela. E non è una cura riconosciuta in Italia, quindi non è in alcun modo supportata dal servizio sanitario: insomma, Daniela deve farsi carico di tutte le spese, che sono altissime.

«Solo questa prima fase costerà 30mila euro - dice - e il pensiero di non riuscire a raccogliere abbastanza denaro mi toglie il sonno». La raccolta avviata su Gofundme infatti procede, ma inevitabilmente rallenta quando la visibilità mediatica di Daniela si attenua. Finora sono stati raccolti quasi 40 mila euro, tantissimi ma non abbastanza.

Il riconoscimento

Intanto Daniela sabato è stata premiata a Firenze a un raduno di figli adottati che si battono per il diritto di conoscere i dati sanitari della madre . E alla sua mamma naturale continua ad andare il pensiero, soprattutto in questo momento cruciale: «Mi manca ancora questo tassello... Il Tribunale dei minori ha respinto la mia richiesta di interpello, speravo di poterla incontrare senza che mi fossero comunicati i suoi dati. Lo speravo anche per lei, perché forse le farebbe bene. Ma capisco che non riesca a superare quel trauma, lo capisco con tutto il cuore. E le sarò sempre grata per avermi regalato una speranza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA