La morte delle due amiche lecchesi in montagna: la ricostruzione dell’incidente

Lanzada Recuperati nel Fellaria i corpi di Rosa Corallo e Veronica Malini. Sono state inghiottite dal torrente nel tentativo di salvare il cane

Per tutta la notte di ieri i vigili del fuoco volontari di Aprica, guidati da Marco Negri, hanno presidiato la zona di Alpe Gera in alta Valmalenco, nel territorio comunale di Lanzada, teatro del tragico incidente costato la vita a Veronica Malini, 54 anni di Cernusco Lombardone (Lecco) e Rosa Corallo, 60 anni di Pescate (Lecco), travolte dal torrente Fellaria mentre cercavano di afferrare il loro cane finito in acqua.

Hanno puntato il fascio della fotoelettrica sul lago artificiale di Alpe Gera, nella speranza di avvistare qualcosa che rimandasse ai corpi delle escursioniste, nell’eventualità non remota che fossero state trascinate dal Fellaria giù fino all’invaso, ma non è emerso nulla.

La svolta

Solo fra le 6 e le 7 del mattino, le ricerche hanno portato una svolta decisiva, quando le operazioni di soccorso sono riprese con vigore e dispiegamento di uomini e mezzi, fra cui gli elicotteri in dotazione al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, il cui velivolo è giunto da Malpensa con due pompieri sommozzatori a bordo, e l’Agusta Westland 169 in dotazione alla Guardia di finanza.

Complice la riduzione del flusso delle acque del Fellaria, che in questo periodo di grande calura si ingrossa in modo abnorme da mezzogiorno in poi, i soccorritori da terra, dall’aria e in acqua, sono riusciti a individuare i corpi delle due escursioniste, morte, come ormai era purtroppo scontato, segnati dagli impatti contro le rocce. La potenza del torrente che le trascinate a valle, ha anche avuto l’effetto di privarle di tutto quello che indossavano, qualcosa che fa impressione e rende l’idea di quanto la natura possa essere potente.

Luoghi diversi

La prima escursionista individuata si trovava un centinaio di metri sotto il ponte in ferro rivestito in legno che attraversa il Fellaria, circa 250 metri più a valle rispetto al punto in cui le donne e il loro cane sono state risucchiate dalla corrente. L’amica è stata invece trovata più in basso, ai piedi della cascata del Fellaria che poi si getta nel lago artificiale di Alpe Gera. Praticamente il corpo era a una trentina di metri dal lago: se vi fosse finito dentro, il ritrovamento sarebbe stato molto più complicato.

La prima salma è stata recuperata dall’Elinucleo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, mentre la seconda è stata riportata a valle, all’eliporto di Caiolo, dall’elicottero della Guardia di finanza. Entrambe sono state ricomposte all’obitorio dell’ospedale di Sondrio a disposizione dell’autorità giudiziaria. E in ospedale sono arrivati i parenti delle vittime, i genitori, il marito, i figli.

Già ieri a mezzogiorno è stata effettuata al ricognizione cadaverica da parte del medico legale Antonino Gallucci, dopodiché le salme verranno con tutta probabilità riconsegnate ai famigliari senza bisogno di fare l’autopsia.

L’animale

Dopo il ritrovamento dei corpi, gli elicotteri di stanza fra Fellaria ed Alpe Gera hanno sorvolato ancora per un’ora il luogo dell’incidente e il corso del torrente, nella speranza di individuare oggetti e abiti appartenuti alle escursioniste e anche il cane che stavano cercando di recuperare. Ma non è stato trovato nulla.

Mercoledì, poche ore dopo l’allarme, scattato a mezzogiorno a quota 2.400 metri, lanciato dall’accompagnatore di media montagna che era con Veronica e Rosa e a un altro uomo della comitiva, erano stati ritrovati uno zaino e una bandana appartenente a una delle due vittime. Null’altro è stato recuperato. Il torrente si è preso tutto. Con la stessa forza con cui ha risucchiato il cane, si è preso anche le due donne e quanto loro apparteneva.

La dinamica

L’animale, in base alle testimonianze raccolte, avrebbe avuto il guinzaglio, ma non è chiaro se, nel momento in cui si è avvicinato al corso d’acqua impetuoso, fosse tenuto dalla proprietaria o se le fosse sgusciato di mano. Sempre secondo quanto emerso la donna, presumibilmente Rosy Corallo, avrebbe tentato di agguantare il guinzaglio, si sarebbe chinata a ridosso del torrente e sarebbe stata sbilanciata in avanti dallo zaino che le si è portato sopra le spalle e sopra la testa, spingendola in basso, dentro l’acqua. L’amica che era con lei, d’istinto, si è lanciata per soccorrerla ed è stata risucchiata a sua volta. Irrimediabilmente.

Tutto è successo in pochissimi attimi, tanto che non è stato possibile fare nulla per loro, salvo attivare subito i soccorsi in una zona dove le comunicazioni sono molto difficili.

La loro appariva una morte annunciata, ma, fino all’ultimo, si è sperato in un miracolo. La speranza è durata poche ore. Alla fine, due amiche accomunate dalla passione per la montagna e dall’amore per gli animali e la natura, sono rimaste vittime della natura stessa.

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