Frontalieri, la protesta sindacale. «Tassa sulla salute inapplicabile»

Confine Il consiglio sindacale interregionale Ticino-Lombardia-Piemonte contesta il prelievo. «L’accordo fiscale limita lo scambio dei dati reddituali ai nuovi assunti»

«Continuiamo ad opporci alla nuova tassa sulla salute per i “vecchi” frontalieri, che riteniamo iniqua e di dubbia costituzionalità. Nel contempo, chiediamo urgenti chiarimenti in merito alla lista dei Comuni di confine utili per individuare proprio i “vecchi” frontalieri». Un nuovo affondo al discusso balzello (da 30 a 200 euro mensili) che le Regioni di confine applicheranno dal 2025 ai “vecchi” frontalieri è arrivato nelle ultime ore dal consiglio sindacale interregionale Ticino-Lombardia-Piemonte, riunito a Varese. «Questa tassa è iniqua, inopportuna e di dubbia costituzionalità - si legge nella nota diffusa al termine del summit varesino -. Nello specifico, si tratta di una norma che va in aperto contrasto con l’articolo 9 del nuovo “Accordo sulla tassazione dei frontalieri”, secondo il quale spetta unicamente alla Svizzera il diritto di tassare i “vecchi” frontalieri, ricompresi nella clausola di salvaguardia in virtù dell’entrata in vigore della Legge numero 83/23, un principio che è stato l’esito di trattative tra i due Stati durate una decina di anni. Persino il Governo elvetico, nel prendere atto di questa decisione italiana, ha già risposto che farà tutti gli approfondimenti giuridici del caso per poi muoversi a livello di ambasciata».

Secondo il consiglio sindacale interregionale «a poco vale il tentativo del Governo di mascherare questo nuovo balzello come un semplice “contributo”, considerato che si tratta a tutti gli effetti di una tassa, in quanto l’intero sistema sanitario viene alimentato attraverso le imposte». Da qui l’annuncio: «Condividiamo l’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil frontalieri di conferire ad un team di avvocati il mandato per addivenire ad un parere pro veritate sulla costituzionalità della norma”. Norma che - fanno sapere le organizzazioni sindacali transfrontaliere - «sarebbe inapplicabile nel concreto», considerato che l’articolo 7 del nuovo accordo sulla tassazione dei frontalieri evidenzia come «la cooperazione tra Italia e Svizzera, relativa allo scambio dei dati reddituali, interesserà solo i “nuovi” frontalieri e i “frontalieri” non fiscali (rientri settimanali e fuori fascia) mentre tale meccanismo non avverrà per i “vecchi” frontalieri. Le Regioni - alle quali è demandata la riscossione della tassa - non avranno dunque modo di tracciare la platea esatta dei “vecchi” frontalieri».

L’auspicio è che le Regioni interessate, a cominciare dalla Lombardia, convochino le organizzazioni sindacali italiane e svizzere, ricordando che il presidente della Regione Piemonte si è dichiarato fortemente contrario all’applicazione della nuova norma, lo stesso hanno fatto diversi sindaci dei Comuni di confine. Da rimarcare infine la richiesta di convocazione urgente del tavolo interministeriale. Quest’ultimo è il luogo deputato ad affrontare le implicazioni delle norme nazionali conseguenti alla nuova legge a partire dal tema dell’imposizione fiscale, nonché le controversie interpretative che dall’adozione delle stesse ne derivano.

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