La mossa svizzera: dimezzare il benefit per la spesa in Italia

Confine Berna vuole ostacolare il turismo degli acquisti portando la franchigia sull’Iva da 300 a 150 franchi. Obiettivo dichiarato: una maggiore eguaglianza fiscale

A sorpresa, a una manciata di giorni dagli ultimi ballottaggi per il Consiglio degli Stati (la Camera “alta” del Parlamento), il Governo svizzero ha annunciato ieri attraverso i quotidiani del gruppo “Tamedia” di voler dimezzare la franchigia sull’Iva - portandola da 300 a 150 franchi - per contrastare in maniera decisa il turismo degli acquisti. Una mossa dal chiaro sapore elettorale, che inevitabilmente andrebbe ad incidere anche sulle dinamiche di confine, considerato che - ad esempio - più di un ticinese su due entra in Italia per la spesa settimanale e in quota leggermente minore per lo shopping, cui si è aggiunta di recente la convenienza per il pieno di carburante.

Un passaggio atteso

L’ultimo dato disponibile (targato Credit Suisse) parlava di 8 miliardi di franchi spesi dai clienti svizzeri nei negozi degli Stati confinanti. Già in passato, in realtà, il Governo di Berna aveva provato a compiere questo passo, senza alcun successo. Questa volta però la consigliera federale Karin Keller-Sutter, che proviene peraltro da un Cantone di confine, è convinta che la consultazione andrà a buon fine, forte anche del mandato Parlamentare ricevuto dalla Commissione Finanze del Consiglio nazionale attraverso una votazione (a maggioranza) per arrivare ad una «maggiore uguaglianza fiscale negli acquisti».

«Era un passo che andava fatto già da tempo - il commento di Carlo Coen, storico titolare di un negozio d’abbigliamento e pelletteria in corso San Gottardo a Chiasso, a due passi dal confine -. Se ne parla ormai da dieci anni e ritengo che siano maturi i tempi per portare la franchigia da 300 a 150 franchi. Scinderei però il discorso tra spesa e shopping. Per quanto concerne la spesa, credo che 150 franchi possa essere una cifra comunque redditizia per quanto concerne la spesa in Italia. Non così lo shopping e in generale gli acquisti dove peraltro su molti capi anche i nostri prezzi sono competitivi. Ricordo che le province di confine, senza entrare nel dettaglio, sono considerate care. Dunque non sempre è giustificata la corsa all’acquisto in Italia».

La notizia di un colpo di cesoia alla franchigia, ricordando per dovere di cronaca che i 150 franchi verrebbero comunque calcolati sempre su ogni singola persona minori inclusi, ha inevitabilmente portato in dote un ampio dibattito a livello ticinese. E così tra i numerosi commenti si legge che «un po’ tutti i Paesi confinanti con la Svizzera, a cominciare dall’Italia, hanno abbassato per motivi diversi la quota legata alla franchigia. La Confederazione invece sin qui non ha battuto ciglio sull’argomento», ma anche «non sono questi i veri problemi da affrontare in Ticino, visto le tante emergenze in essere, dai rincari energetici all’allarme migranti».

Il nodo della cassa malati

Da capire ora come deciderà di procedere l’esecutivo federale, che in passato su questo dibattuto tema aveva avanzato dubbi soprattutto «per l’eccessiva burocrazia che il taglio della franchigia avrebbe generato, almeno nei primi mesi d’applicazione del provvedimento». Sicuramente verrà chiesto un parere ai Cantoni che non potranno chiamarsi fuori, a cominciare dal Consiglio di Stato ticinese che nel 2024 dovrà fare i conti con una nuova impennata del costo della Cassa Malati, l’assicurazione sanitaria obbligatoria che sta davvero rappresentando un cruccio importante per tanti cittadini.

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