La Svizzera (ri)chiude bar e ristoranti
Sempre più a rischio 3mila frontalieri

Oggi (venerdì 12 marzo) la decisione di Berna, ma l’ipotesi di aprire il 22 marzo sembra tramontata. Gli operatori: «Il primo obiettivo è salvare la Pasqua». Due locali su 10 rischiano di fallire

Con i contagi che tornano ad aumentare in quasi tutti i Cantoni (il Ticino è tornato sopra il livello di guardia) sembrano essersi assottigliate le possibilità per bar e ristoranti di rialzare le serrande a partire dal prossimo 22 marzo, settore questo che al 31 dicembre dava lavoro a 3312 frontalieri contro i 3565 in piena attività al 30 settembre (mille in più di 10 anni or sono, pur in tempi di profonda crisi). La pressione sul Consiglio federale è fortissima ed anche per questo la seduta di oggi in quel di Berna è attesa con grande trepidazione, anche se dalle indiscrezioni filtrate ieri la strada che Berna avrebbe deciso di intraprendere si basa o meglio si baserebbe su “aperture limitate”.

Un piccolo segnale di speranza potrebbe arrivare per i ristoranti (non così per i bar), attraverso la possibile riapertura delle terrazze ovvero degli spazi esterni.

Mascherine e distanziamento

Berna oggi (venerdì 12 marzo) potrebbe varare anche un’interessante novità - da sottoporre poi al parere dei Cantoni - ovvero la riapertura dei cinema nonché dei concerti live per un ristretto numero di spettatori, con obbligo di mascherina e distanziamento. Ma è su bar e ristoranti che si gioca la partita più importante e delicata di questo inizio d’anno.

Ieri Massimo Suter - presidente di GastroTicino e vicepresidente di GastroSuisse - ha esposto via social il proprio pensiero: «Attenzione a voler allungare la strada delle limitazioni, stiamo camminando con scarpe che già evidenziano palesi segnali d’usura». Suter ha poi fatto notare come «anche i dati odierni sembrano confermare per l’ennesima volta che la ristorazione non è l’untore della società. Eppure si continua imperterriti con chiusure inspiegabili e contraddittorie». Lo stesso Suter però ai microfoni di TeleTicino ha affermato che «è difficile che si possa riaprire il 22 marzo», fermo restando che l’obiettivo è «salvare la Pasqua, che rappresenta il 10% del fatturato». A confermare i timori legati a possibili riaperture è arrivata nel tardo pomeriggio di ieri anche la presa di posizione del medico cantonale Giorgio Merlani, che ha fatto notare come «senza misure, il rischio di una terza ondata è dietro l’angolo».

Il timore delle varianti

A creare timori, è soprattutto la variante inglese del Covid, particolarmente contagiosa. La situazione del settore della ristorazione - dopo due mesi di chiusura - è assai difficile. La stessa GastroSuisse, in un report pubblicato lo scorso fine settimana, ha affermato senza troppi giri di parole che «il settore è davanti ad un abisso apparentemente senza fine», con i numeri delle chiusure in forte ascesa. Ad oggi, due ristoratori su dieci sono sul posto di chiudere le attività, senza naturalmente dimenticare quelli che hanno già abbassato le serrande. Berna ha messo in campo ad oggi 15 miliardi di franchi di aiuti federali. Eppure la situazione sembra in taluni comparti sfuggire di mano rispetto alle misure decise del Governo, fermo restando che gli importanti finanziamenti destinati al lavoro ridotto - l’omologo della nostra cassa integrazione - hanno sin qui evitato licenziamenti su larga scala.

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