Moda sostenibile: «Va certificata ogni fase lavorativa»

Qualità Incontro sulle prospettive del settore tessile. L’europarlamentare Danzì: «Tutti i passaggi produttivi devono avere l’etichetta a tutela di lavoro e ambiente»

Indirizzare il settore tessile verso un minore impatto sull’ambiente e sulla salute, a vantaggio delle economie e delle eccellenze locali.

Questo al centro dell’incontro organizzato ieri mattina dall’onorevole Maria Angela Danzì, deputata Non Iscritti del Parlamento europeo, dedicato a “Il tessile sostenibile, future strategie europee e opportunità per il nostro territorio”.

Moderati dalla giornalista Arianna Augustoni, sono intervenuti rappresentanti delle associazioni di categoria, del mondo dell’università e della formazione, imprenditori e docenti. Danzì ha evidenziato l’importanza di capire cosa c’è dietro un marchio di moda, partendo dall’arte del tessuto e le fasi importanti del processo, ma anche dare sostenibilità economica alle aziende manifatturiere.

«Dopo gli incontri con gli operatori del settore ho presentato una proposta di obbligatorietà in etichetta di tutti e quattro i passaggi del tessile: non solo la confezione, ma anche la filatura, la tessitura e la nobilitazione, cioè la stampa o la tintura – chiarisce -. Solo così si rilanciano le eccellenze del settore nella tutela dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente, della sicurezza e salute dei consumatori. L’occasione per questa rivoluzione copernicana sono gli atti delegati del regolamento ecodesign che abbiamo approvato al Parlamento a metà marzo».

Barbara Pozzo, professoressa di Diritto privato comparato dell’Università dell’Insubria, ha evidenziato che «appena la Città creativa Unesco ha portato avanti un progetto sulla moda sostenibile, ha subito avuto il sostegno da parte dell’università. L’idea in questo momento è di cercare di capire da dove cominciare per soddisfare i bisogni del territorio e delle imprese, per individuare le strade comuni. Stiamo facendo tanta ricerca e, tra le prossime iniziative, ce ne saranno alcune di stampo formativo sui green claims». «Il Comasco ha sempre dimostrato che di fronte alle sfide sa reagire bene per andare avanti e migliorare l’attività produttiva del territorio. Il sostenibile va benissimo, ma non dobbiamo mettere in crisi le aziende per arrivare a questa sostenibilità, va trovato un giusto equilibrio» ha aggiunto anche il consigliere regionale Marisa Cesana.

Beppe Pisani, della Cna del Lario e della Brianza e presidente di Federmoda Lombardia, ha riconosciuto che «oggi l’industria della moda si trova ad affrontare una sfida cruciale: bilanciare la creatività e il desiderio dei consumatori con l’urgenza di preservare il nostro pianeta. Dobbiamo impegnarci a guidare il cambiamento verso la moda sostenibile che non è più un’opzione, ma una necessità imprescindibile. Riconosciamo il nostro ruolo e la nostra responsabilità come stilisti e produttori di moda nell’adottare pratiche che riducano l’impatto ambientale e promuovano un futuro migliore per le generazioni a venire». Presenti all’incontro anche Davide Gobetti di Confartigianato Como e presidente di Settore Moda; Graziano Brenna, presidente di Fondazione Setificio; Andrea Taborelli del Comitato Gestione Marchio For Textile e ad Tessitura Serica Taborelli S.r.l. e Simone Roncoroni, docente all’Isis Paolo Carcano.

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